lunedì 29 febbraio 2016

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT (2015) di Gabriele Mainetti




Anteprima (postdatata) dalla Morgue


Avere la propria generazione a produrre contenuti ha indubbi vantaggi ma si porta dietro  SE grossi come l'estensione di una metropoli di media prestanza.
La teoria, spremuta dalla storia, postulerebbe l'assoluta normalità del meccanismo biologico della sostituzione anagrafica nella gerarchia decisionale e creativa: in un modo o nell'altro, è pressochè ovvio che per attrarre la fetta più ampia di Potere d'Acquisto, vengano chiamati a pensarsi prodotti quelli che la sentono, vedono o semplicemente sono stati svezzati, nello stesso modo dei potenziali clienti, mano a mano che le generazioni passano.
SE questo si traducesse ( si fosse tradotto o si tradurrà) papalepapale nella realtà automaticamente, simpaticamente e rasserenamente perchè meritorialmente, non ci sarebbe bisogno di dicotomizzare Teoria e Pratica.
Mi sa che sia pressochè ovvio anche questo.


SE nell'ultimo anno e un mazzo non avessi avuto l'insperata possibilità di foraggiare a commenti, encomiasticamente timidi per la sorpresa e l'apotropeicità, tutti i tasseli filmici e non che hanno portato a trovarmi, alzato dall'usuale #filacentralepostocentrale a fine assunzione pippona, con un sorrisone beato e sbrilluccicante per quest'opera lungofilmica del Mainetti (già apprezzato per nerdate pesanti girate quali Basette e Tiger Boy - di seguito offertiVi uno integrale l'altro in trailer) dovrei dichiarare i Miracolo! ed i Finalmente! proprio come una fettazza importante della cinefilia italiana sta scrivendo in questi periodi.



Orquindi: SE il comparto tecnico per gli effetti è formato, capace, pimpante e competitivo col mercato di riferimento, finalmente. SE il discorso di Bill su Superman/Clark Kent e la sua metafora sull'umanità è risaputo, condiviso, assodato [e plagiato da un precedente studio semiotico di uno morto da poco (Requiescat In Biblio, Magister)] . SE puoi contare su icone nostrane massificate ambulanti in ambienti e situazioni dichiaratamente e solo nostri e di grande successo facendole collisionare (Gomorra + Suburra /Non essere Cattivo). SE l'equazione Bell'Attorone più Regista Esordiente und Sceneggiatore coi contromembriallaFassbender uguale GROSSA NUOVA FIKATA (Tipo - Anche - Vedi?! ) si sa oramà che funge bene; almeno sull'apprezzamento di chi ne capisce, se non anche all'incasso. SE il pubblico è stato adeguatamente pompato da una crasi artistica di riferimento che l'ha fomentato abbestia. SE allo stesso plateatico visionante è stato appena somministrato il Cinecomic che non ha paura di puntare all'adulto ma divertendosi cò quattro spiccetti.
Allora: possiamo evitare di sembrare meravigliati, tirare un sospirone di orgasmicamente liberatorio e prepararci ad assolvere le pecche di questo film che, qui ed ora, per l'ennesima gratissima volta, sono a chiederVi di finanziare coi Vostri ladrocinii a fisco e sisal  e siae, come ne andasse dell'Onore e Nomea di ogni vostra Congiunta Prossima e Ventura ??

VAI CHE CE NE E'
Perchè "pecche" ?!?!
Semplice: metterle in piazza darà ancora più senso al lavorone orchestrale compiuto e risultante poi su fegato e cuore del fruitore, sciocchini.

Roma, Duemilaecrediciquandotipare : mentre la società è soggiogata dal terrore tensivo di attentati dinamitardi random, Enzo Ceccotti (un Claudio Santamaria de sostanza e poca panza) è un mariuolo ClaudioCaligarato che si becca superpoteri come DareDevil. Scopertosi invulnerabile e forzasovrumato, si ritroverà coinvolto, suo scazzatissimo malgrado, nelle reazioni del  microcosmo TorBellaMonicoso, cui appartiene, alla dubbia intelligenza con cui ne fa uso.


SE uno col ruolino lavorativo e le note aderenze ambientali di Gabriele Mainetti, avesse bucato una narrazione del genere, avremmo dovuto tutti andare a raccogliere mazze di tamburo nei prati vestiti da Tafazzi. Sono pochi infatti, quelli in giro della sua epoca che possano vantare una quantità di specifiche capacità ed esperienze ben temperate di questa portanza. Era l'uomo giusto, al momento giusto nella cosa giusta. Il fatto che abbia avuto la possibilità d'esprimersi in sala NON E' un Miracolo! come certi tardomedievalistitalici ci spacciano con e come un Meme, bensì la naturale e virtuosa conseguenza dello zeitgeist imperante.
Per me dirgli bravo, fare la ola per la misura e perspicacia con cui gira, ovazionarlo bellobello per aver fatto sua la lezione di Nirvana, L'Ultimo Terrestre et similaria et cetera, mi farebbe sentire come quando entrano in casa mia, girano lo sguardo per pareti e soffitti, e mi chiedono se li ho davvero letti tutti, stì libroni vecchi e ponderosi; o come quando m'imbrodano stupiti per le mie competenze professionali. Andrebbe davvero smesso, questo costume pulcinelloso di stupita emozione quando qualcuno fa quello che deve fare, come lo sa fare e nel pieno delle sue possibilità. Oh.
SE lo scribacchino, anch'esso anagraficamente affine a Noi Tutti Nerdozzi Cresciutoni, Nicola Guaglianone fosse stato un pelo più fortunato avrebbe trovato, ad interpretare il personaggio più squisitamente profondo, sfaccettato ed affascinate nella sua tragedia, un'Attrice. Anche solo mezza esordiente o sconosciuta, consapevole del tentativo divino di descrizione cruentemente satirica, e desolante quanto quella dello zio Paolo Bressan, dei suoi conterranei, cointessuti, coevi, commilitoni di sventagliata generazionale, che quest'uomo memore del Discorso di Bill D'Accidere ci ha scodellato alla grandissima.
Ilenia Pastorelli non avevo bisogno di scoprire (dieci minuti orsono) cosa abbia fatto nella vita, prima d'indossare la stupita espressione dement'infante di Alessia, la figlia di un "batterista"di borgata vicino di casa ed occasionale socio in affari del protagonista. Si vedeva lontano un rione che il pesantissimo sottotesto del personaggio era stato datole da interpretare con la semplice istruzione di "Focalizzati su tutto quello che hai dovuto sopportare per arrivare qui davanti agli spettatori, 'more.."

Questa tipa viene dritta da Civil War. Sucatre.
 Eh si, perchè chiaramente la Vera Versione di Genere, "All'Italiana", di questo Cinefumettoammeriggano Perfetto sta tutta nella rappresentazione e caratterizzazione dei due personaggi principali. E se nel caso del pornomane, monoalimentato, fesso, scazzone, inutile quasiquarantenne, MaQuandoEroe, interpretato da Santamaria, troviamo la Critica alla Razza Umana che ci vuole di rito mitopoietico quanto pirandelliano; nel caso della "Bella in Difficoltà" siamo molto oltre Pasolini e Fellini, almeno nelle intenzioni.
Sfuggiti ai più meglio recensori, i racconti scoordinati della ritardata Alessia, sintonizzati perennnemente su una cifra Manga, precipitano (grazie al solo testo) in continui baratri di schifa, feroce realtà che un corpo del genere, pilotato da un cervello del genere ed in quelle condizioni sociali, ha ovviamente subito da un'età solo intuita ma su cui è meglio soprassedere per pudore.
Pudore che invece quel bel nappolone di Luca Marinelli non ha, nel dare connotazioni di risulta e derivative dei suoi lavori precedenti e nel mostrare, Lui Si, la panza.
Cattivone indefesso, schizzo-famelico di notorietà, germofobico amuchino come si portava 6-7 anni fa (epoca cui risale la prima stesura della storia), usa il codice cromatico d'abbigliamento e la (pure lui- ovvio) formazione fumettica per intessere intorno allo Zingaro, il suo personaggio, una smaccata aura da Joker; ma senza eccedere benbene coi mezzi che la percorrenza del proscenio teatrale nel cast di opere validevere gli avrebbe potuto donare. Cosa per altro imposta da chissàcchi, visto che lui voleva rifarsi ad un personaggio del Silenzio degli Innocenti.


Il dipanarsi è graduale, in crescendo e mai banale...che detto per questo genere di film sfiora il ridicolo, lo so. Il picchiarsi & Co. è funzionale e ben fatto e sempre misurato, che noi qui mica siamo limocini wattà. O RUSSI.
Anche il percorso psicologico deliberatamente off-record del protagonista, che lo porterà ad ergersi FrankMillerianamente sullo sfondo dell'Urbe pressata da vicino dai pprobbblemi, calcando un noto stilemico monumento, è lasciato all'intelligenza di chi ha scritto e soprattutto di chi ha assaporato.
Praticamente Leon di Besson ma molto più strutturato e meno recitato.
Abbiamo avuto tutto: la critica ai social, la satira sociale(s'è detto Tardoberlusconiana, ma non son sicuro che sia così dietro le spalle come la cosa farebbe intuire), IL CAMMEONE DI GENNY SAVASTANO MATTEO ESPOSITO NELLA PARTE DI SE STESSO CHE COTOCIRCUITA GLI UNIVERSI ESPANSI, CHE MANCO UN CROSSOVER DC/MARVEL DEI TEMPI DELLA IMAGE, le citazioni palesi cinefighe, le dinamiche di coppia che più ammoderne disincantate e crude mica si riesce, il VeroVillain che tutta Italia conosce, ossia il "WannabeTronista", l'archiettata magistrale per una deciona di sequelZ che spero mi permettano di finanziare almeno in frazione, sempre che non se ne prenda carico la Beata Netflix; che se ha preso Suburra come pilot, con queste basi potrebbe pisciare in testa a quel suo stesso prodotto guidato da un avvocato videoleso tantotanto fan di Chan wook Park.
 E' necessario che questo mood cinematografico italiano non si perda come altri trend anni 90 che facevan ben sperare.
Perchè succeda, si devono abbandonare livori e mugugni, tentativi d'analisi spinta e soprattutto, SOPRATTUTTO, la comoda diga del CheccoZalonismo contro cui la maggiorparte di noi si ferma.

Datecene Ancora, CHE A DEPILARE DEMENTI INCAPACI DI GODERSI LA VITA SIAM QUI NOI DEI CORRIDOI DI CINEMATOGRAFIA PATOLOGICA.






Frase del film:


MA TU CHI CAZZO SEI?

11 commenti:

  1. Mi ha davvero galvanizzato. Spero che possa espirare il cinema italiano...

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    1. Inspirare , espirare...ufffff

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    2. Suvvia! Mò scrivo ai raga del Cereale Brutto & Povero per perorare la causa dell'Arbitrone.

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  2. Una recensione fantastica per un film che mi ha davvero lasciato il segno... applausi da in cima al Colosseo!!

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    1. Caro Franco, grazie dell'usuale supporto entusiastico!! Proprio con una tua concittadina ero ad argomentare quanto, data la leggera sovraesposizione visuale che sta avendo RRrriioma in questa fase cinefilmica, sarebbe stato veramente valido ambientare il tutto a Milano.Si prestava altrettanto bene per tutte le scene in esterno e avrebbe donato un taglio ancora più specifico al tutto.

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  3. Bro-Fist per la citazione, ma soprattutto grazie per il pezzo, che ha l'efficacia di uno spara palline da tennis, caricato a banane, per la mia scimmia, che già si batteva il petto a ritmo Dell sigla di Jeeg. Un cinema. Ora!! Cheers ;-)

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    1. VACCI subito anche due volte che c'iè necessità di moneta da parte di tutti. Portati dietro gente e diffondi la lieta novella!

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  4. Ciao! Scrivo dall'ufficio stampa di una casa di produzione e distribuzione cinematografica italiana. Mi piacerebbe prendere contatti con te per poterti inserire, se ti interessa, nel nostro database di contatti di testate e blog cinematografici. Lo scopo sarebbe ovviamente informarti sulle nostre uscite, attività ed eventi legati ai nostri titoli. Ti lascio la mia mail qualora volessi scrivermi g.giovannini@minervapictures.com

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  5. hahahahahhahahahha nun ha capito un cazzo di quello che hai scritto, e allora gli pare figo... hahahahahah

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Commentate, Gente, le visioni avute !!!...
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