All'età di 35 anni Joaquin Phoenix , all'apice della sua carriera d'attore, annuncia di voler abbandonare le scene per lanciarsi a capofitto in quella di Rapper con lo pseudonimo J.P. I media e l'opinione pubblica, tra l'incredulo ed il perculante, si gettano come pescecani sull'incrisatissimo Phoenix, di fatto, facendo poltiglia della sua immagine pubblica, sempre più barbuta e nevrotica. La sua ospitata al Late Night Show di David Letterman è il punto più basso del baratro in cui si sta ficcando.
La crisi esistenziale è cupa e violenta, non manca l'abuso di sostanza, gli isterismi, la trasandatezza, gli occhiali da sole John Ford ®; rotti e aggiustati con il nastro adesivo, le litigate con gli amici di sempre, la depressione. Gli attori/amici sono inorriditi ed intontiti dalla svolta presa dal collega, (vedi, tra gli altri, Ben Stiller) mentre i professionisti della musica Rap, a cui si rivolge per essere prodotto, non capiscono se sia uno scherzo o meno, Puff Daddy, se ne fotte di tutto e cerca deliberatamente di estorcergli denaro, per tastarne la convinzione... o per abitudine.
Un esperimento notevole, soprattutto per l'attore protagonista Joaquin Phoenix, (noto ai più per la parte di Commodo nel kolossal Il Gladiatore (2000) ed intensissimo nella parte di Johnny Cash nel bel film Walk the Line del 2005) che per un anno intero nei panni del suo personaggio: se stesso in caduta libera.
Un esercizio di stile che ogni attore vorrebbe fare, un metodo Stanislawsky perpetuo, portato alle estreme conseguenze, dove i margini tra finzione e realtà si confondono mirabilmente. Molto divertenti risultano le invettive di J.P. contro i suoi colleghi, in particolare DiCaprio, reo di aver vinto premi Oscar, e lui nulla, solo nomination..).
Un lavoro molto difficile, come si può immaginare, soprattutto se si riflette sull'importanza che l'immagine che i media, le riviste e trasmissioni di gossip hanno nel rimandare l'immagine dell'attore allo spettatore/consumatore.
Su questo tasto battono la premiata ditta Phoenix /Affleck, riuscendo in buona parte a sfruttare il meccanismo per il loro tornaconto. Plauso va al regista Casey Affleck che ha saputo rendere molto bene le parti intimiste del girato, sapendosi muovere nello strettissimo confine tra tragedia e commedia
Ma in tutto questo turbinio tra realtà e finzione, come sono i Rap di Phoenix??
A detta di chi se ne intende : P. Diddy (o Puff Daddy, o Sean Combs o come minchia si chiama per i prossimi sei mesi..) e Moss Deff , che compaiono e "consigliano" l'aspirante rapper J.P., uno o due pezzi ascoltabili li tira fuori. Però dalle loro facce non scommetterei per un suo disco d'0ro...Noi spettatori possiamo ascoltare Live from Miami la discreta "I'm still Here", rappato da laringitico e base buona, con immancabile rissino finale, e qualche rima qua e là....Vai col contributo:
Ritengo coraggioso e importante questo lavoro, sia per le sensazioni che lascia che per la critica che rivolge al suo mondo Hollywoodiano e al nostro modo di vivere occidentale . Per stessa ammissione di Phoenix è un film sulla celebrità e sul rapporto fra i media e la notorietà vera o presunta, pensato per la generazione dei reality shows .
Quello del Cinema e della TV è un mondo sgargiante e iper-esposto, di un'ipocrisia che ti fa vomitare, fatta di gente che affonda il coltello non appena ti vede debole e insicuro. Non dissimile è il "nostro" mondo stra-veloce, che ci vuole sempre pronti e precisi, ognuno al suo posto, alle sue competenze, sempre in forma perfetta e senza sgualciture e, grazie alle tecnologie di cui ci serviamo, del tutto simile al set di un reality di bassa lega. Joaquin, che siamo poi noi stessi nei momenti di crisi più nera, prova ad inventarsi o reinventarsi, prova a prendere contatto con i propri sogni e realizzarli (illuminante in tal senso il dialogo su "la gocciolina d'acqua" con l'attore e registaEdward James Olmos ). E' un film su ciò che;nel nostro brand new world diventa verosimile, anche se razionalmente incredibile, mettendoci il marchio del proprio nome e cognome sopra, come un brand da stilista. E' un film su come gli altri sono abituati a vederci e come sembri impossibile per loro (ma in fondo anche per noi stessi) vederci diversi da quello che siamo, da quello che abbiamo voluto far vedere e sapere di noi fino a quel momento.
TRAILER
grandissima idea di partenza, fenomenale joaquin pheonix, però dal risultato finale mi aspettavo qualcosa di più, pur restando uno dei migliori mockumentary mai realizzati (ma io odio il genere mockumentary).
RispondiEliminal'affleck jr. secondo me come regista di strada deve farne ancora...
Avrei spinto anch'io un po' di più sull'acceleratore del politicamente scorretto...le sequenze finali però mi hanno impressionato
EliminaPurtroppo mi manca, ma me lo segno, per la barba e i capelli simili ai miei e per lo spirito situazionista che c'è dentro, a leggere le tue note...
RispondiEliminaTHAT'S SOOo DUDE
RispondiEliminalo guarderò. grazie.
RispondiEliminaAvevo visto Joaquin da Letterman. era divertente.
Mi rendo conto solo adesso che io sto film non l'ho visto. E che devo vederlo.
RispondiEliminaNon lo guarderò. Ma grazie.
RispondiEliminaUna scelta coraggiosa di Joaquin, soprattutto se si considera che all'epoca era al massimo della fama. Ha rischiato molto, soprattutto in termini di immagine. Il film però lascia a desiderare.
RispondiEliminaNon sono troppo d'accrodo sul film che lascia a desiderare (secondo me lo fa volutamente, per un sacco di motivi)..che abbia rischiato, credo si, ma che fosse un rischio super calcolato..
Eliminaun genio
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