lunedì 25 novembre 2013

DICK TRACY (1990) di Warren Beatty


Nel buio spento,bagliori cromati di tinta acrilica ben temperata. Così si sceglie di riprendere il giro visite del reparto di Patologia Cinematofila, latitato oltre il lecito ed i propositi con la massima nonchalance.
Ad attendermi nell'ingresso di linoleum impolverato d'assenza, una tagliola da orsi di quelle medioevali quanto rugginose e fetenti: la recensione di un cinefumetto oltre il definitivo, il capisaldo, l'inarrivabile, l'oltraggioso destino. Questa.
 Che, una volta terminata, prende la Nota Astina della Qualità di un giudizio analitico non professionale su di un filmetto, la infila in un vettore Soyuz e la spara decisa nel perielio di Titano. Mantenendone comunque la valicabilità esclusivamente in fosbury. Rincorsa a 4 metri e scarpini di telaccia. Tre tentativi e fuori. Da qui da noi.
Maiomidomandoechiedosesipossalasfiga.
Presomela a coppini con medesimo stesso abbondatemente, prima che il Primario Dottor Massis possa mettere i guantini di lattice sulla mia scarna carcassa col buonumore paterno scanzonatissimo che lo contraddistingue, in questo eroico periodo in cui stà smettendo PER LA TERZA VOLTA di fumare; dopo aver infierito su di uno spigolo portante dell'edificio in granito addove son locati i nostri uffici col pube, rimarcandomi a voce alta la piena responsabilità del temporeggio indeciso e distratto che mi ha avviluppato, in questo fine anno volto alla rincorsa del fatturato al sesto zero; mi reco indolenteinzito in una landa retròrica e storica vagamente onirica, infantile, pittata a pennello vero su matte in acetilene. Uno sgabuzzino accogliente tappezzato di archetipi derivanti e derivativi in numero vasto quanto le luci di una città:

Tipo