giovedì 30 luglio 2015

IL TEMPIO DI FUOCO (1986) di J. Lee Thompson


C'è stato anche il momento del summit editoriale annuale del reparto di Cinematografia Patologica.

O meglio: l'H.M. Stanley[senza Kubrick] di turno (mestessoilmedesimo) ha finalmente supposto di rintracciare il David Livingston dell'occasione nella giungla inesplosa dei fatterelli della vita: il Primario Dottor Massis, continuamente contumeliato per la convinta e continuata contumacia dalla publicazione nel e per il SUO blog che sarà quasi un anno.
Tradizionalmente, ecco che mi s'impone la sferza, la guida, la rampogna, le idee e il lauto giudizio di chi mi ha in cura, ospintandomi in questo spazio cinefiliaco di ghiotti recuperi e nuovi sbrillini per gli occhi.....
.....AhiMà invece, il mio luminare prediletto aveva in serbo solo criptiche quant'ermetiche esperienze da vivergli accanto, quasi fossi un tonsuratissimo padawan zen al niubbo, stenterellissimo, terzo anno su 5 di silenzio obbligato zitto & spazza presso il Venerabile del Tempio[1].
 Dapprima, ho consumato un lauto pasto insieme al Principe del Trash ,un  appassionato di arti marziali[2], ad un esploratore di narrazioni avventurevoli ed a una Fragoletta istruita nei migliori collegi, educata e raffinata[3].
Susseguentemente, in coppia con il pard di una vita, uomo quanto mai diverso da me, intelligente, professionale, quieto e compassato, la cui unica preoccupazione è quella di tenermi lontano dai guai che procuro a tutti con la mia esplosiva gaudenza psicotica[4], sono giunto ad un sacrario nascosto[5] e ivi sottoposto a temperature di fuoco[6] e indianate sciamanistiche[7], mentre gozzovigliavo ritrovando amici dispersi d'un'epoca remota che han salvato la situazione[8]. In mezzo, nessun interessamento nè commento, suggestione o consiglio, decisione od elenco di pellicole da sottopormi, solo musica ipnotica.

martedì 14 luglio 2015

VIZIO DI FORMA (2014) di Paul Thomas Anderson.



Non desidero parlare di quanto questo film mi si sia fatto attendere studiatamente, tra connotati azzeccati del casting, estrusioni felici d'autori culto, note accettate di musiche molto alte stilisticamente e registi di duro gusto et gesto.
Farò tutto il possibile per non perculare allo sfascio deboscio tutti quanti quelli che si sono espressi, innocentemente scemi quali ritengono di poter portarsi intorno, dubbiosi od addirittura perplessi dallo svolgersi degli eventi nella narrazione e la loro encomiabile conclusione.
Mi sono attrezzato filosoficamente all'evitare scappatoie inHerenti quali il semplice compostaggio di un Paura e Delirio a Las Vegas attraversato in vestaglia da quel Drugo che è il Grande Lebowsky, dipinto nella sua tragica nostalgia come The Eternal Sunshine of the Spottless Mind, per diventare l'L.A. Confidential investigata da un BarFly.
Vi evito anche la collocazione stilistico/ideologica dell'Autore del romanzo, Thomas Pynchon, vicino ai Vonnegut , H.S.Thompson, Bukowsky, Kerouac, Steinback ed un paio altrettanto validi altri, come a cercare il piùppossibile di non farvi notare cosa sarebbe necessario aver adorato tutta la vita per capire.