lunedì 28 gennaio 2013

LE GRAND BLEU (1988) di Luc Besson



Questo 2000ecredicicheneusciamodastàcrisi è propinciato cinematograficamente nello davvero ottimo dei modi. Tanto che il calendario Maya di rinnovamento del Grande Ciclo Astrale pare a posteriori più un palinsesto votato al farci tornare spiritualmente a quando lo schermone in sala serviva ad ammaliare raccontandoci Storie, quelle fatte bene. E' il caso di Django, di Cloud Atlasdi Beasts of the Southern Wilde, purtroppo non dello Hobbit e di Vita di Pi...ma questa è un'altra storia.
L'universo stesso, in fondo, è uno sterminato mare creato dalle gocce costituite dalle vicende di ogni singola particella del mondo fisico. E ognuna che si crea, o si annichilisce, per quanto infinitesimale nel Tutto, lo arricchisce di nuove onde e correnti. Il Cinema è nato per permetterci visivamente di cogliere la percezione di questo fenomeno immanente ed effimero, e sembrava averlo dimenticato.
Per questo mi è venuta voglia di accendere un fuoco di pino e macchia sulla rena, con la volta stellata a far da tenda, e mettermi a raccontarvi un mare di storie comuni e speciali. Specifiche e salate.
 A' la Borges, per intenderci.
Inizierò narrandovi di un bambino. Il figlio di due subacquei professionisti che ha passato l'infanzia girando il Mediterraneo a seguito dei genitori, tra Ionio, Adriatico ed Egeo, innamorandosi del mare nel profondo. Da grande vuole fare il biologo, sulle orme dell'eroe nazionale Jacques Cousteau. Si perchè il pupo di nazionalità è francese, si chiama Luc. Ma i suoi sogni affettivi si infrangono sulla battigia frastagliata dell'adolescenza e su un cortometraggio di Patrick Grandperret, aiutando a girare il quale, il piccolo Luc si volge al cinema. Per sempre, ma con qualche rimpianto. Perchè l'acqua è un'amante esigente e crudele, e quando ti perdi nel suo abbraccio amniotico, nella sua luce traslucida e aliena, non hai più scampo. Così, 10 anni dopo, affermatosi come regista del magico, e avvenieristico per tematiche, Subway (fatto così bene da riuscire a far vincere un Cesar per miglior attore a quella scarpa inguardabile di Christophe Lambért), decide di rendere omaggio ai suoi sentimenti per l'elemento fondativo del nostro ecosistema con un epopea mitizzante e cristallina, composta da gocce cobalto di fotografia, musica, interpreti, suoni, luci.
Ecco poi la storia di un bambino più grandicello di Luc, in tutte le direzioni. Il suo nome è Juan Morero ed ha 11 anni più di lui, svariati chili e parecchi centimetri. E' un fatto importante, verrà comodo dopo, vedrete...
Juan è un esule fin dalla placenta, e il suo aspetto imponente e il suo volto affilato lo fanno temere un po' da tutti, anche se lui rimane un buono, e quando sorride vedi solo innocenza. I due ragazzi quasi adulti si conoscono su di un set, dove Juan ora si chiama Jean, Citoyen de France, e interpreta parti da omone cattivo col cognome Reno. I due si piacciono, condividono la conoscienza, ampliata nella necessità, delle arcuate coste del Mare Nostrum, e il più piccolo decide di proteggere il più grande, come in realtà spesso accade, aprendogli la strada di nuove interpretazioni ed una carriera maiuscola, grazie a delle intuizioni registiche che  lo renderanno famoso. Anche se loro ancora non lo sanno.
A questo punto devo inserire la storia di un altro ragazzo, uno di quelli terribili fin da giovanissimi. Uno col demone della musica. E' coetaneo di Luc, ma quando i tre si frequentano ha già molta più vita alle spalle. Ha cominciato a strimpellare all'età di 5 anni, mentre gli altri due giocavano in spiaggia, ed ora, 15 anni dopo, è  il bassista elettrico ed eclettico più famoso del paese. Suona nella band di una vera RockStar (almeno per i mangiarane degli anni 80) Jacques Higelin, e fa LA vitaccia. Si chiama Eric e, pur essendo parigino purosangue, qualcosa nei suoi cromosomi e nella sua araldica, richiama profumo di salsedine, rumore di vento ( se il tuo famiglio è appellato Serra non puoi che venire da posti più caldi e umidi, figliolo....).
Nella sua musica che stà volgendosi alla composizione elettronica più sperimentale si avverte l'acqua, gli abissi del mare, il palpito delle onde, lo stridio dei gabbiani. E' questo che hanno in comune i tre.
Luc Besson scrive una storia, con un personaggio all'interno adattato a  Jean Reno, che grida per essere musicata da Eric Serra. Deve essere il suo personale peana-poema di amore sofferto di assenza per il mare, per il Grande Blu.
Si tratta della rivalità romanzata tra due persone reali, due uomini veri : Jack Mayol ed Enzo Maiorca. Diversi, opposti, sia fisicamente che spiritualmente, ma soprattutto nelle intenzioni che li portano ad una meta comune: la profondità. Accomunabili ad astronauti che vanno a fare una passeggiatina spaziale in latex e molletta sul naso tanto per vedere se si può, questi due prodotti dell'anteguerra sono quelli che per primi hanno dimostrato all'umanità quanto abbiamo in comune con i cetacei. Scendendo in apnea sotto i 40 m e arrivando fino alle 10 atmosfere, così: con qualche copertone di bici addosso, una mascherina di parabrezza e niente di più che due p....olmoni tanti a zavorrare la loro volontà.


Mayol e Maiorca
Apolide pellegrino pioniere

martedì 22 gennaio 2013

Django Scatenato (2013) di Quentin Tarantino


Dalla Morgue di Cinematografia Patologica va ora in ondaaa

"Tutto il Django minuto per minuto". Alla recensione: Massis e Giocher...


  Lo aspettavamo da tanto tempo, io ed il Prof.Grampasso (d'azzurro ingrisagliato per ovvio omaje ad...Austin Powers), ma da così tanto tempo che ormai s'eran perse le speranze di vedere un western spaghettoso e ipercinetico. Tantissimi sono stati gli omaggi del mastro Quentin, in tutti i suoi film, dei più disparati prodotti dal grilletto facile nostrani dei seventies, ma mai,MAI,avremmo creduto egli avrebbe osato tanto!!! Ci sentiamo come quando i nostri genitori nei lontani e adamantini anni 60 si appropinquavano alle sale fumose per vedere un western di Leone o Corbucci... 

 "Io professoralmente erano un 19 annetti netti che aspettavo questo film. Anche se non potevo saperlo, ma l'avevo presagito a primavera scorsa, quando si erano ufficializzati i rumors. E dire, pur ospite di questo spazio smaccatamente votato al Divo figlio della padrona di casa di  Tom "Bones" Malone e Lou "Blue" Marini della Blues Brothers Band, che non sono mai stato un grande fan tout court del nostro, in attesa com'ero della conferma del suo talento da quando uscii dalla prima visione in sal oon del Pulp Fiction nell'anno del sigg. 1994.
I suoi poteri di preveggenza sono noti ma, se permette, Oh Professore, la precederei nel descrivere la trama....

 Sud degli Stati uniti,Texas, 1850 circa. Inverno.Esterno notte.