giovedì 12 novembre 2015

MARK IL POLIZIOTTO (1975) di Stelvio Massi


Si sa che quando i calibri grossi scendono in campo, questi vanno onorati con tutte le ritualità del caso. Per l'Universalità di questo assunto, per questa recensione dai corridoi di cinematografia Patologica, abbiamo chiamato non un semplice Grosso Calibro, ma IL BOSS
Chi potevamo scomodare per commentare la Colonna Sonora di MARK IL POLIZIOTTO uno dei poliziotteschi più famosi e belli degli anni 70?
Ma senza dubbio LO Specialista di musica da celluloide Gianmarco Diana, al secolo JDTiki, bassista dei Sikitikis, musicista attivissimo con le sue entusiasmanti playlist  Live nei locali più importanti di Cagliari e provincia nel proporre ascolti musicali alternativi come il freaky beat 60's, l'easy listening, il free Jazz, il tropicalismo, e quella che negli ultimi anni viene definita Musica da Cocktail, nonché, attraverso l'etere, con la trasmissione radiofonica di Radio X (96.8) Cinematica -Suoni da e per il Cinema-, ormai celebre a queste latitudini, dove a fare la parte del leone è la musica da colonna sonora e per colonna sonora, con qualche incursione verso le sonorizzazioni da e per telefilm o da e per trasmissioni televisive.
 Detto questo PARTIAMO, BUIO IN SALA, che la magia cominci....
  

Pensavo che, dopo un lustro di inutilizzo, il vecchio Videoregistratore della Samsung (che è insieme anche un lettore Dvd) avrebbe mangiato ed irrimediabilmente distrutto
ogni Vhs datole in pasto, ed invece come un hippie furgoncino Wolkswagen (senza problemi di scarichi inquinanti) dopo una partenza rumorosa mi ha donato un viaggio indimenticabile, delle immagini nitide e analogicamente vere, un audio consono ed avvolgente.
 Eh si, perché ci sono pellicole che , nonostante la tecnologia ci avvolga completamente, riesci a gustare decentemente solo alla vecchia maniera analogica, anche perché, diciamolo, la nostalgia è un sentimento che sempre più si adora provare.
Nostalgia, tanta tanta, dei tempi in cui le vecchie videocassette la facevano da padrone, riportando alle nostre retine immagini cinematografiche che i nostri padri prima di noi avevano visto dentro cinemini fumosi ed affollatissimi.
 E' andata senza dubbio così per me con  Mark il poliziotto, capostipite dei  "Mark" di Stelvio Massi, il primo di una trilogia indimenticabile che ha fatto del poliziesco all'italiana quel genere che nulla ebbe ed ha da invidiare (forse qualche bel verdone in più) ai ben più blasonati cugini americani.



Milano. Metà degli anni 70. Mark Terzi (Franco Gasparri)è un commissario della narcotici capacissimo, dal capello lungo il pantalone a vita ascellare ed a zampa e la pistola (fuori ordinanza ) ultrafacile. Deve la sua formazione spicciola ed anticonformista ad un periodo di formazione come sbirro negli Stati Uniti, oltre ad una bella (e già semi-inutile) laurea in filosofia.
Nel suo indagare (e tante femmine sciupare) incappa in una pista che lo porterà a scoprire che Milano, non è solo un luogo di passaggio per la droga ma che covo in seno uno degli attori più importanti, l'insospettabile imprenditore Avv. Benzi (Lee J. Cobb) vero e proprio Boss sotto traccia. Il tricotico Mark dovrà andare contro i suoi superiori per provare a portare a termine un'indagine che si dimostrerà ostica e piena di insidie. Basilari per la buona riuscita saranno il collega Brigadiere Bonetti (Giampiero Albertini) sua spalla e la giovane Irene (Sara Sperati), Tossicodipendente in cerca di redenzione che si troverà ad essere la chiave dell'investigazione.
Mark Terzi (Franco Gasparri)
Sara Sperati è Irene
 Insieme a Mark il poliziotto spara per primo (sempre del 1975) ed a Mark Colpisce ancora (1976), Stelvio Massi compone una trilogia indimenticabile dimostrando di saper battere il ferro finchè caldo. Sceneggiato da una delle penne più importanti del tempo, quel Dardano Sacchetti capace di scrivere, fino a quel momento, pietre miliari del cinema Horror, ed in seguito di cimentarsi con maestria e successo su tutti i generi dell'italico cinema.
Le caratteristiche della pellicola rappresentano benissimo tutti gli elementi tipici del poliziottesco: gli inseguimenti in macchina ed a piedi, sparatorie con armi di grosso calibro, violenza efferata ed ingiustificata, scene che mettono a dura prova i nervi dell'attore e delle spettatore.
Nel 1975 il traffico di eroina in Italia era, storicamente, ai suoi inizi ed il consumo non era "di massa" come lo era negli States e come lo sarà in europa ed in Italia di li a pochi anni. Infatti la vicenda ruota intorno ad una poveretta irretita per lo più da borghesi o aspiranti tali, a significare che ancora il fenomeno non aveva toccato il sub proletariato e le grandi fette di società proletaria come succederà di li ad un lustro. Si nota anche, fatto pressoché inedito per i tempi, l'interesse per il problema tossicodipendenza ed attenzione al tossicodipendente in specie, in qualche modo mutuando la tematica da alcune pellicole statunitensi di qualche anno prima, anche se dobbiamo dire la pellicola è infarcita di luoghi comuni grossolani, non ultimo un certo maschilismo che ritagliato sul disilluso, cinico ma simpatico personaggio di Mark serviva a dare allo stesso quell'appeal da macho che tanto bagnava le mutandine di tante ragazzine del tempo....

Stelvio Massi , lo specialista del poliziottesco, un regista dal taglio "americano", sia per l'uso indiscriminato, e portato fino all'eccesso, degli stuntmen e delle scene d'azione, sia per il taglio della narrazione a fotogrammi. Grazie alla sua verve contribuirà non poco al successo di questo e degli altri due film della serie, sbancando sempre il botteghino e facendosi amare non poco dal pubblico di appassionati.
Massi imbastisce uno dei migliori poliziotteschi d'azione (con eroe positivo) del tempo, tanto è vero che altri due saranno i capitoli con Mark protagonista. Nei film successivi il regista si affiancherà a grandi attori come Millian e Merli girando grandissime pellicole e cimentandosi anche nel dettagliare non solo eroi senza macchia e senza paura ma anche antieroi oscuri e Trucidissimi.
Stelvio Massi
Interessantissimo ed impressionante è l'attore protagonista Franco Gasparri, belloccio, bravo, gran presenza scenica, esperienza a strafottere e tanta sicumera probabilmente tratta dal mondo dei fotoromanzi di cui è stato protagonista indiscusso in migliaia, soprattutto quelli che apparivano su Lancio ( se non ci credete in soffitta ho un paio di numeri d'annata dove compare in tutto il suo splendore intervallato dai fumetti di Savarese..) e qualche altra pellicola di genere peplum (ossia i film con tematiche mitico-mitologico-antico-storiche).
Considerando che in quegli anni in giro c'era gente del calibro di Milian, Merli, Moschin , Adorf e compagnia sparante aveva una fotta invidiabile e nessun timore. Purtroppo un ragazzo molto sfortunato perchè nel 1980, all'apice del successo ebbe un incidente in moto che gli costò l'uso delle gambe e la fine della sua carriera attoriale, è deceduto nel 1999.
 La figlia Stella gli ha dedicato un documentario"Un volto tra la folla" girato nel 2008.
Franco Gasparri
Ottima spalla e comprimario è Giampiero Albertini nella parte di Bonetti insieme a Mark formano un dinamico duo ironico ma utile a stemperare alcune fasi drammatiche e a dare a tutta la pellicola freschezza, funzionale all'azione e alla dinamicità del tutto.


Curiosando per il cast si trova anche il massiccio ed incazzato Campione di Boxe JuanCarlosDuran nella parte del malavitoso senza scrupoli Gruber e nella parte del Questore il noto attore teatrale Giorgio Albertazzi. Infine parliamo di Lee J. Cobbs ennesimo attore statunitense che viene a svernare in Italia girando pellicole di genere, buona prova la sua nella parte del cattivo di turno.
Juan Carlos Duran
Lee J. Cobbs


Ma non indugiamo oltre e lasciamo tutto lo spazio che merita alla disamina sulla colonna sonora del film del nostro amico ed ospite speciale Gianmarco Diana, diamo spazio a:

IL SUPERSOUND DI CINEMATICA
Nel 1975 il Maestro Stelvio Cipriani era già un nome caldissimo delle colonne sonore in Italia, in particolar modo proprio nel genere dei c.d. Poliziotteschi, avendo musicato alcuni film seminali come il capostipite “La Polizia ringrazia” (1972) di Steno, o “Squadra volante” (Stelvio Massi), “La Polizia chiede aiuto” (Massimo Dalamano), “La Polizia ha le mani legate” (Luciano Ercoli) o “La Polizia sta a guardare” (Roberto Infascelli), per non citare che alcuni film del solo 1974!
Possiamo, dunque, affermare che Cipriani ha contribuito non poco alla creazione del suono del poliziottesco, con una mole di lavori ed un'influenza pari soltanto a quella di Franco Micalizzi, Luis Bacalov ed Ennio Morricone: quattro stili di composizione, orchestrazione e sonorizzazione, diversi ma tutti efficaci e caratterizzanti; non a caso certi registi scelsero di lavorare esclusivamente con certi compositori, sicuri del risultato che avrebbero ottenuto.
Passando all'esame nello specifico della colonna sonora di “Mark il poliziotto”, possiamo parlare però di un'evoluzione ulteriore della scrittura di Cipriani per il poliziesco: per la sua quinta collaborazione con il regista omonimo (quante probabilità esistevano sulla carta che due persone di nome Stelvio creassero una partnership così duratura? - ndr) il compositore romano sceglie di abbandonare il registro drammatico che aveva caratterizzato diverse sue produzioni precedenti a favore di un taglio decisamente più in linea con il suono che in quel momento arrivava dagli Stati Uniti, in particolare attraverso tutte quelle produzioni cinematografiche raccolte sotto l'etichetta di Blaxploitation: film diretti, interpretati e prodotti da neri (blacks exploitation) che, per la prima volta, portavano sul grande schermo i problemi della comunità nera e della criminalità nei ghetti e, soprattutto, i primi detective neri (John Shaft su tutti, con l'unica eccezione negli anni '60 dell'Ispettore Tibbs di Sidney Poitier). Questi film avevano un corredo musicale eccezionale, grazie al coinvolgimento in prima linea di musicisti come Isaac Hayes, Donny Hathaway, Roy Ayers, Curtis Mayfield, Quincy Jones, James Brown, Ed Bogas, Earl Gardner e tanti altri. La componente funk della musica diviene così, grazie alle influenze reciproche tra i mercati discografici e cinematografici, insostituibile quando si parla di poliziesco o di crime movie in generale.
E allora ecco che scompare la grande orchestra d'archi a favore di un medio combo da studio d'incisione: sezione ritmica, due chitarre, percussioni, pianoforte, organo, piano elettrico o Harpsichord (quello si, un tocco distintivo ed immancabile dei lavori di Cipriani in particolare, e dei compositori italiani in generale), armonica e l'ausilio - solo nel tema principale - di una sezione fiati.
Già dalla strumentazione vi potrete rendere conto del tipo di suono che il Maestro voleva ottenere per questa colonna sonora: un sound moderno, elettrico, pulsante ed urbano, non distante ad esempio dal coevo lavoro dei Pulsar Music Ltd. su film come “Milano violenta” (1975, di Mario Caiano).
E non è un caso che citi proprio questo ensemble guidato dal pianista e compositore Enrico Pieranunzi e dal chitarrista Silvano Chimenti, visto che, pur non avendo notizia alcuna sulla sessione di registrazione della colonna sonora di “Mark il Poliziotto”, siamo riusciti a ricostruire parte della line up dei musicsti che l'hanno registrata proprio grazie a Chimenti, che ha suonato la chitarra elettrica in questo lavoro.
Sappiamo per certo che altri musicisti coinvolti nella colonna sonora sono Franco De Gemini all'armonica, Vincenzo Restuccia alla batteria, Ciro Cicco alle percussioni, Giovanni Tommaso al basso, Mimmo Dell'Aera all'organo, Arnaldo Graziosi al pianoforte, Silvano Chimenti e Mario Molino alle chitarre elettriche ed acustiche, lo stesso Maestro Cipriani all'Harpsichord. Nessuna informazione, invece, sui solisti che si avvicendano al sax tenore e alla tromba (si può ipotizzare si trattasse di Gianni Oddi al sax e di Cicci Santucci alla tromba). In ogni caso, pur non potendo confermare al cento per cento la presenza o meno di alcuni musicisti o altri, possiamo decisamente concludere che si trattasse dei migliori session men dell'orchestra della RAI, coinvolti dai diversi compositori nei turni di registrazione di colonne sonore, musica per la radio, la televisione ed il cinema.
Stampata originariamente da Cinevox in vinile con 14 tracce, poi estesa a 15 nella ristampa in CD del 2003. Ecco un'analisi brano per brano:

  1. Mark il Poliziotto - L'atmosfera perfetta per un film d'azione: una chitarra in wah wah mentre l'altra fraseggia in palm mute; i timpani e l'hi-hat tessono la ritmica, fino all'ingresso della batteria e della squillante sezione fiati. Il pianoforte in contrappunto, organo e piano elettrico, a solo di sax tenore, armonica.
  2. La fine di Cobb - Ritmo incalzante, Harpsichord in evidenza e gravi contrappunti di pianoforte, chitarre wah wah, a solo rauco di sax tenore.
  3. Lei e la madre - Organo Hammond, piano elettrico, flauti, chitarra acustica, basso; atmosfera distesa, rilassata, di intimità.
  4. Bambole di droga - Ripresa del main team, con diversi break e a solo di basso, percussioni, chitarra e piano elettrico.
  5. Krumber - Walking di basso, ritmica di percussioni e cembalo, le chitarre in wah wah creano la perfetta atmosfera per un inseguimento urbano.
  6. Mercato - Brano di sonorizzazione, neutro, caratterizzato da un tappeto di percussioni e piano elettrico; le chitarre e l'hi-hat riprendono la figurazione ritmica del main theme, poi irrompe l'armonica a bocca di Franco De Gemini, che riprende il tema variandolo.
  7. Nella stanza di lei - Riprende esattamente la stessa melodia e struttura della traccia n.3.
  8. Perquisizione - Atmosfera di tensione, attesa minacciosa, con percussioni e basso in evidenza; ripresa del main theme suonato dal piano con contrappunti di organo Hammond.
  9. Grattacieli di vetro - Percussioni, basso, organo Hammond, a solo di chitarra elettrica di Silvano Chimenti.
  10. L'agguato - Stessa struttura, arrangiamento e suono delle tracce n. 6, 7, 8; tromba in evidenza con il tema principale.
  11. Tenerezza - Brano sospeso, con arpeggio di chitarra, Harpsichord che suona il tema smooth del 3, piano elettrico che suona l'inciso del main theme.
  12. Porte chiuse - Ancora esposizione del tema smooth, tra arpeggi di chitarra e un nuovo inciso di basso e chitarra, i flauti espongono il tema principale.
  13. Disperazione - Tema malinconico, arpeggi di chitarra acustica, chitarra elettrica ed Harpsichord espongono un altro tema, mentre l'armonica riprende il main theme.
  14. Attraverso la frontiera - Ripresa del main theme, con lo stesso arrangiamento: si tratta della stessa traccia montata due volte consecutive, attraverso l'editing.
  15. La fine di CobbAlternate take della traccia n.2, con durata raddoppiata.


cinematica@radiox.it



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 Grazie di cuore a GianMarco, che invito ufficialmente per altre occasioni, ed un abbraccio a tutti i lettori del Blog di cinema che non ti aspetti.....







4 commenti:

  1. Ottimo pezzo, aggiungo solo una cosa... Che che gruppo figo sono i Sikitikis!! ;-) Cheers!

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  2. Ottima recensione precisa dell amico Gianmarco ;)

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  3. GRAAAAAAAAAAAAAAANDEEEh!!! Lo spam ad minchiam come nei blog ssseri!

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Commentate, Gente, le visioni avute !!!...
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