Non desidero parlare di quanto questo film mi si sia fatto attendere studiatamente, tra connotati azzeccati del casting, estrusioni felici d'autori culto, note accettate di musiche molto alte stilisticamente e registi di duro gusto et gesto.
Farò tutto il possibile per non perculare allo sfascio deboscio tutti quanti quelli che si sono espressi, innocentemente scemi quali ritengono di poter portarsi intorno, dubbiosi od addirittura perplessi dallo svolgersi degli eventi nella narrazione e la loro encomiabile conclusione.
Mi sono attrezzato filosoficamente all'evitare scappatoie inHerenti quali il semplice compostaggio di un Paura e Delirio a Las Vegas attraversato in vestaglia da quel Drugo che è il Grande Lebowsky, dipinto nella sua tragica nostalgia come The Eternal Sunshine of the Spottless Mind, per diventare l'L.A. Confidential investigata da un BarFly.
Vi evito anche la collocazione stilistico/ideologica dell'Autore del romanzo, Thomas Pynchon, vicino ai Vonnegut , H.S.Thompson, Bukowsky, Kerouac, Steinback ed un paio altrettanto validi altri, come a cercare il piùppossibile di non farvi notare cosa sarebbe necessario aver adorato tutta la vita per capire.
Il mio P.T.Anderson preferito assoluto annunciato, attorializzato oltre che da un Joaquin Phoenix ben superante lo stato di grazia, anche da una brillante selezione di Gran Bella Gentaglia e colonnasonorizzato con stile pregiato, è una delle pietre di paragone recensive e spettatoriali più massicce che siano state presentate al grande pubblico negli ultimi decenni.
Opera incredibilmente agile nell'esprimere il suo messaggio di fondo quanto quello di superficie, profondamente abile nel sincretizzare, sincronizzare e sinergizzare film precedenti, ma maiuscoli e capisaldici, basati sulle stesse sensazioni ed emozioni creando qualcosa di visceralmente nuovo per resa e stilistica di scrittura cinematografica, è il film più intelligente che ho avuto modo di rencensire tra quelli usciti nel ventunesimo secolo.
Se, infatti, un certo regista accreditato stilisticamente a certi accenti, gira e monta certe tematiche già maestosamente affrontate e seppellite - la narrazione lisergica, l'Hippismo, il GonzoStyle-, coadiuvato da un cast alla Robert Altman di gente impegnata a rinnovare con ironia compiaciuta i propri stessi cavalli da guerra rimastigli un po' troppo appicciccati addosso, riesce ad imbastire un film drogato sulla vita senza enfatizzare la vita drogata, mentre ricava dal romaticismo della fine di un'epoca ideologica scintille di annichilimento umano più mostruose che in un horror riuscendo nel mentre a far ridere, e tutto (TUTTO) con una nuova veste calligrafica che sfugge con irriverente semplicità a definizioni retrobasate....Allora mi si permetta l'esaltata serena.
L'esaltante serenità di veder trionfare sull'abbruttimento intellettivo una summa d'elementi, carichi alla massa critica, convogliati per il totale olocausto della povertà culturale ed elaborativa di chi di solito finanzia e carbura il successo professionale nel cinema: lo spettore mondiale medio di dorso arrossato per lo zappo e dagl'avi tutti parenti.
NOIR colorato, GIALLO semplicissimo, PSICHEDELIC tranquillo e trasognato come una domenica mattina post seratina gagliarda, HARDBOILED quasi confettoso, bromantico, MAINSTREAM fottutamente elitario, è un film definitivo senza definizione, che non fa passare 5 minuti di visione senza stimolare lo spettatore ad abbandonare impressioni ed intuizioni dettate dall'esperienza, a favore della semplice, trasognata fruizione della lieve visione smagata ma fatata della vita del protagonista.
Che poi forse sarebbe meglio chiamarla VIA del protagonista: filosofia morale appena accennata a noi ed intuita a stento da lui, che ci viene fatta baluginare intorno con fanciullina, svampita onniscenza da un'originalissima voce narrante: un personaggio che entra ed esce dalla realtà degli eventi, e dall'immaginario allucinato dell'amico, con piglio squisitamente Orfico, di nome Sortilége.
E pensare che quest'ultima è proprio un escamotage narrativo del regista per discostarsi dalle pagine sorgive, per aiutare lo spettatore scemo a capire fin da subito in che genere di Storia ci si stia per trascinare rimbalzando di cammeo in cammeo.
L'avvicendarsi dei fatti è una parentesi temporale ben limitata di pochi giorni, entro cui ascolteremo i ricordi, frammentati dalla Sindrome della Memoria da Fattone, dell'Epica impresa del CavalierDetective con Licenza Doc Larry sPortello (la 's' è muta perchè sono ancora convinto così e lasciatemi perdere sennò Dolcetessò chi me la regge....), attivato semiprofessionalmente dal probabile fantasma sensoriale della sua ex golosissima -e tsoccola pericolosa da 10km di distanza- inguaiata col suo nuovo ex amante immobiliarista wasp di successone.
Il miglior Joaquin Phoneix mai guardato fino adesso comincerà a ritrovarsi tra i piedi casi, spontanemanete portatigli in grembo dal Fato o dalla sua personale connessione fumata alla Realtà, chissà, che convergono tutti immancabilmente verso il palazzinaro avizzito di prima anche se non proprio. A sbriciolarlo di paranoie, arrotolarlo stretto di conseguenze, appicciarlo d'oltraggiato senso del Giusto e fumarselo via di mancato guadagno volontario si vedono ed ammirano: Josh Brolin interpretante da sbavo vero lo sbirrone aspirante attore Christian "Bigfoot" Bjornsen in tutte le fantasmagoriche pieghe del suo indimenticabile personaggio, Owen Wilson (Coy Harlingen) dalle multiformi identità ma sempre vestito svampito come in Zoolander, Benicio del Toro (Sauncho Smilax) in qualità di suo Avvocato (Cit.) ma tutto tranne che gonzo, Martin Short pippatissimo infoiato (Rudy Blatnoyd) ed uno stuolo di femmine dai battezzi improbabilmente hippy [Shasta, Hope, Petunia, Japonica , Sortilége e soprattutte ZIO Reet] come se fossero le figlie dei loro stessi personaggi, tra cui spiccano una ex pornostar estrema -ma non è quella che fa la ex del detective, strano a dirsi-, la sorella di Christine Scott Thomas, Reese Witherspoon , un'arpista folk ipereclettica nella parte della psicopompa -in tutt'eddue i sensi, per altro, a mio modesto avviso & parere e soprattutte Jeannie Berlin.
Tutti hanno in bocca il testo del genio eremita del postmodernismo americano, trasposto religiosamente dal regista di sua mano in qualche annetto di compulsazione, mentre vengono guidati dentro episodi solo apparentemente grotteschi dalle luci della fotografia spesso bicrome o caravaggesche ma gentili, flebili, suggestionanti, sospinti da una selezione sonora che mi si deve permettere di mettere anche tutta .
Persino i soli rumori sono parte micidiale di sequenze già di diritto antologiche per tecnica impiegata e talento inniettato; o i silenzi sottesi, come nella scena della cucina di Hope o la telefonata Bigfoot/Doc sull'irruzione all'ultimo indirizzo conosciuto di Shasta.
Mentre Anderson ci fuma il suo joint che SpikeLee tanto lo vorrebbe, il Dottore in Investigazioni, che è tale perchè in coaffitto di un ambulatorio medico vero, ha IL Momento di Lucidità e decide di tirare le somme della solo apparentemente intricata faccenduola da par suo e con lo sprone della sua Guida, facendo solo ciò che è Giusto e consegnando alla storia del cinema la più sferzante critica politico-sociologica, e persino un po' troppo proibizionista, sulla fine degli onirici anni 60 americani che abbia guardato da parecchio tempo. Il vizio intrinseco del titolo prende doverosamente il sopravvento su fatti e fattoni, annichilendo e logorando con gli stessi elementi che lo compongono ogni personaggio fino alla scomparsa di tutto, tranne il chiaroscuro interiore del protagonista, il quale sembra sapere fin dall'inizio quale sia l'unico grimaldello all'entropia dei sistemi, quella curva che piazza la fine della gittata del bombone tattico dritto al bersaglio, tutta materia tecnica che quel genio serio del Pynchon sapeva a menarsi i diti.
Ed a proprosito d'intelligenze si citino sia quella richiesta agli spettatori da tutto l'impianto narrativo che quella ispirata a chi ha curato il doppiaggio: in entrambi i casi avete per le mani lo stesso genere di strumento fornito poco tempo fa da Prof.Eco ai SocccialMedi con quella sua velatissima critica. Saranno quindi le opinioni a riguardo di coloro che incontrerete ad autoreferenziare la loro posizione celebrale nella vita in generale.
Nel caso leggeste qualcuno, quindiperilcui, che non ha capito la trama o critica lo sviluppo della storia e/o parli per l'ennesima volta di <<un film che si apprezza davvero solo in lingua originale>>(™) saprete oltre ogni-ragionevole-dubbio-vostro-onore-e-signori-della-giuria di avere di fronte un povero cretino.
Non azzardatevi ad averne pietà che gli fa solo altro male.
Lasciate la pietas all'unico Paladino Cannabinoide/MASALTUARIO! dei padri che non dovrebbero mai stare senza vedere la figlia ed all'incredibile urlo di terrore che emette alla vista della foto. Lasciate l'altro male in quel bambino di due anni che sa quando e quanto JW RedLabel versare al suo vecchio vessato dalla vita e poi fila a nanna.
Lasciate pure la speranza che questa pellicola straordinaria possa essere stata premiata con qualcosa di più del plauso dei soliti addetti ai nonlavori.
Lasciate spegnere la canna nel cenicero, che tanto non v'aiuterà.
Lasciate che questa nuova leggenda da santo bevitore entri nel pantheon dei capolavori di genere (??) e sulniente lasciate infine anche me alla terza revisione in due giorni. Felice.
FRASE DEL FILM :
"Like Godzilla sez to Mothra, man, ‘let’s go eat someplace."
Gran bel trip.
RispondiEliminaGran, gran bel trip.
Peste Bubbonica guarda chi è tornato!!! ne bevo due alla tua, uno per il ritorno gradito, l'altro per il complimento...perchè ovviamente ti riferivi alla rece, no? :D
EliminaPer Pynchon consiglio vivamente di partire dal suo d'esordio. Questo non rispecchia la vera vena creativa di quel desaparecido. Grazie del supporto tra sordi per Portello...Altro che mostrino fantozziano, quella è la foto della figlia di SickBoy di Traispotting...;)
RispondiEliminaMi eleggo a serena e gaudente rappresentante degli scemi del villaggio: bellissimo formalmente, colonna sonora della madonna, attori enormi ma due palle come raramente è capitato di farmi. Oh, mica si può essere sempre perfetti :P
RispondiEliminaMa Sora Babolla...è micavero quel che dici!! Dopo aver ri-letto la tua rece a proposito, posso testimoniare che 1) le tue percezioni filmiche erano molto chiare sulla qualità del prodotto 2) Eri nel mood completamente sbagliato per vedertwelo 3) la tua stessa coscienza ti ha fatto ammettere che ne riscriverai il giudizio una volta guardato meglio 4) E' notorio che tu ti arrenda quando dialoghi e sceneaggiatura richiedono un'attitudine più "letteraria"..... PERO? sei troppo autoindulgente, questo è vero... di frote ad una mancata fruizione come quella che hai avuto tu su questo film, io con me stesso mi sarei parecchio incazzato e spronato ad una miglior comprensione che non dovrebbe mancare a nessuno, visto che non si parla certo di geometria non euclidea ma di un filmetto americano mainstream... NO?!?!?!
EliminaHo troppo dormito con questo film,per due tentativi.
EliminaAl terzo,visto che mi stavo addormentando di nuovo,ho abbandonato.
Ma io sono un'ignorantona,filmicamente parlando XD
Non che percaso sbagliaste additivazione delle sigarette?
EliminaNon fumiamo affatto,in realtà XD
EliminaVista la pellicola e riletta la rece, devo prima di tutto dire che questa è la miglior rece scritta dal Giocher, conoscendolo ne conosco i più profondi motivi fondanti letterari e cinematografici. Il film è molto interessante e per i richiami, e per lo stile classico ma allo stesso tempo moderno del regista. Phoenix è un mostro che si magna tutti, bello Bigfood.....forse avrei voluto ancora più fregna ma si sa , io sono l'erotomane del duo.
RispondiEliminaMa non ti bastava Belladonna e la suggerita treesome robusta coi manzoni?
Elimina"La miglior rece scritta" ? In pratica ti garbo quando sò fumino con l'umanità impedita !