domenica 28 febbraio 2010

IO HO PAURA (1977) di Damiano Damiani




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IO HO PAURA è un film del 1977, che ben miscela e rende l'atmosfera di questo anno cruciale per la storia italiana. E' una spy story ambientata nell'Italia degli anni di piombo, all'indomani dei primi gravi attentati che funestarono l'Italia, ha un ritmo da poliziesco, deve molto in queto senso al cinema di Fernando DiLeo ed ai romanzi di Giorgio Scerbanenco, con in più una forte, anche se velata denuncia sociale.
Il Brigadiere Ludovico Graziano (un attempato Gian Maria Volontè) è un esperto poliziotto di mezza età,
ormai disincantato della vita , vive con amarezza il suo lavoro, e le insensate morti dei suoi giovani colleghi, in un paese divenuto pericoloso e violento.
Ha una figlia che vede poco, a causa del suo matrimonio, finito male, ma un'amante su cui contare : Gloria (Angelica Ippolito).
Nei giorni in cui la polizia, a fronte dei gravi problemi di organico e di sicurezza, decide (prima arma a farlo nella storia Repubblicana) di costituirsi in sindacato, a Graziano viene affidata la scorta del vecchio Giudice Cancedda (Erland Josephson). Nascera tra i due una singolare amicizia, fatta a volte di silenzi e finte incomprensioni, di scontri per la necessità o meno della scorta, sul senso da dare al fatto in sè.
I due si troveranno dentro una vicenda che scotta, nel mezzo di intrighi tra servizi segreti deviati, eversione di destra e sinistra, Giustizia corrotta, Mafia, losche vicende che presto prenderanno la forma di eventi tragici quali il rapimento Moro e la strage di Piazza Fontana.
Da sottolineare la bella prova di Mario Adorf (già visto in "La Mala Ordina" e "Il Boss"di Fernando DiLeo ) nella parte del Giudice Moser, un giudice sui generis dalle frequentazioni discutibili,alla scorta del quale sarà destinato il nostro Brigadiere Graziano.
Volontè caratterizza un personaggio tenero nella sua ruvidità, umano come pochi, se raffrontato al bellissimo personaggio di "Indagine..." ,egli, non è più una maschera sfigurata del potere, ma un personaggio umano , debole ma risoluto e capace, interpretato con grande intelligenza e sensibilità.Il personaggio è Libero con accezione Pasolianana. E' il proletario del Sud che fa lo Sbirro, conservando i suoi valori e ,con le sue parole, riesce a prendere le distanze da qualunque fede politica, proprio perchè essa si è allontanata dal paese reale, dai cittadini.
Volontè aggiunge al suo parco di interpretazioni, forse il suo esperimento più difficile, un personaggio anche poco capito dalla critica, un passo in avanti nella sua maturità artistica.
Il film aggiunge al cinema d'inchiesta sociale i ritmi del poliziesco, in un affresco credibile e verosimile, creando un cross-over molto ben riuscito.
Aleggia come un senso di enuluttabilità, per tutta le due ore di visione.
L'azione c'è, ed è come se scorresse meglio, direzionata dalla plausibilità del fatto di cronaca.
Le musiche sono dell'orchestra di Riz Ortolani, bellissime sonorità che virano gustosamente sul funky di fine settanta, azzeccatissime per tematiche e ritmo.
Fin dalle prime battute, gli intenti del regista paiono quelli di non dare un' impronta politica all'eversione, quanto di raccontare la vicenda umana di chi, suo malgrado e nell'esercizio delle proprie funzioni, viene stritolato dall'intrigo che dalla politica si genera, quando essa è utilizzata per avere più potere e dominare gli eventi.


Voto: 7/10


Frase del film:
Graziano :Sig. Giudice, le avrà telefonato il Commando... io sono stato assegnato a lei come scorta.
Giudice Cancedda: - Non qui. Non ho bisogno di nessuna scorta.
Graziano: Eh Sig. Giudice, io ho ricevuto degli ordini...
Giudice Cancedda:- Non mi interessa.E' un ordine che rivela che lo Stato ha perso la sua autorità.
Il giudice non ha bisogno di alcuna protezione se c'è il rispetto dei cittadini per quello che rappresenta.
Se questo rispetto manca la scorta non serve.
Buon giorno amico mio.
Graziano: - Senta Sig. Giudice, per piacere..
Giudice Cancedda:- Proteggere i giudici è come ammettere che la società civile è finita! Lo dica pure ai suoi superiori. Vada a dirglielo.Arrestate i criminali! Questo è il vostro compito.
Graziano:- Sig. Giudice si è perduto il rosario..
Giudice Cancedda:- Vede, se qualcuno ci spara addosso, in un certo senso vuol dire che siamo già... morti.


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