lunedì 18 gennaio 2010

SALVATORE GIULIANO (1962) di Francesco Rosi


La pellicola di cui andiamo a parlare quest'oggi, riveste una grande importanza non solo nel suo genere (è un docufilm?, è un Gangster Movie? è un film "Politico"?), ma in tutto il panorama cinematografico nazionale ed Europeo.
"Salvatore Giuliano" è un documento ricostruttivo dei fatti, dei misfatti e dei grandi misteri inerenti la vita e la morte del bandito più temibile e famoso dell'Italia del terribile secondo dopoguerra.
Francecso Rosi lo gira in un bianco e nero accecante come il sole di Sicilia, nitido come dovrebbe essere la verità, oscuro come le ombre che si addensano a rendere parziale ,e non completamente trasparente,
tutta la vicenda. il regista ci abituerà negli anni successivi al suo stile innovativo, documentaristico ma cinematografico nello stesso tempo, polemico ma anche politico e d'inchiesta, come un film non lo era mai stato.
La Storia si svolge all'indomani della morte del bandito e tramite Flash Back ci mostra la sua attività criminale, in una Sicilia alla ricerca di Indipendenza dallo stato Italiano, aiutata in questo da Mafia e Americani vincitori, vediamo l'ottenimento da parte dei Siciliani dell'Autonomia, favorita dal tacito accordo fra Mafia e Stato, tutto ciò senza mai mostrare vivo il mitico bandito, come se fosse un imprendibile fantasma o un'entita mitica e innominabile, il cui solo nome faccia tremare la storia umana.
Le ricostruzioni sono tutte fatte nei luoghi storici in cui si è svolta tutta la vicenda umana del protagonista assente, e cioè il paese di Montelepre patria di Salvatore Giuliano.
Il core del film si svolge durante il processo per l'eccidio di "Portella della Ginestra" dove il 1 maggio 1947 furono trucidati vecchi,donne, bambini ,operai e contadini riunitisi nella piana sicula, durante il primo Maggio, all'indomani della vittoria alle elezioni del Blocco del Popolo.
Responsabile dell'eccidio è la banda Giuliano, e qui , aiutati dalle sequenze del processo, e dai numerosi flash back, ci rendiamo conto dell'intricata rete di connivenze, omertosità, silenzi assensi, tra Mafia, stato e forze dell'ordine; che per loro convenienza hanno posto un velo su tutta la vicenda.
Le domande permangono: Chi sono i mandanti reali dell'eccidio? che rapporti tra la Mafia , i Banditi della banda Giuliano, i latifondisti e le forze dell'ordine? Banditismo fu uguale a Mafia in quegli anni? A chi è convenuto l'eccidio di Portella?
Durante il processo, la parte del leone la faranno i picciotti di Giuliano, con le loro ritrattazioni, i loro pentimenti , le loro frasi smozziccate, le loro "dichiarazioni importanti", le loro vicendevoli accuse (vi ricorda nulla tuttto ciò?); in particolare il braccio destro di Giuliano, Pisciotta (lo interpreta Frank Wolff) darà una svolta ,anche se purtroppo molto parziale, alla vicenda, facendo capire che la verità è nascosta nei doppi fondi di una scatola cinese.
Il film è di una attualità sconvolgente, anzi di più, ci può dare una chiave di lettura consapevole sull'annoso problema italiano della Mafia nello Stato, dello Stato nella Mafia.
Poco o nulla è cambiato da allora, la nascita stessa della repubblica Italiana in molte regioni fu perturbata, favorita e riplasmata dal rapporto delle istituzioni nascenti con Latifondisti e Mafiosi, e nella pellicola di Rosi ciò è detto a chiare lettere, bianche e nere.

Durata :118min. bianco/nero

Frase del film: Venditore Ambulante:"Di dove venite?"
Giornalista: "Da Roma."
Venditore Ambulante: "I allora ,Che sape vossia d'a Sicilia?"


Voto: 7/10

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