giovedì 25 luglio 2013

IL MUCCHIO SELVAGGIO (1969) di Sam Peckinpah




D'estate c'è quel caldo che, traspirando dal cemento, diviene sudore che imperla la fronte, le ascelle, anche gli occhi ,tutto. Semisvenuto in un ambiente casalingo dove, già poco lontano dall'orizzonte, si formano i primi miraggi: cosa c'è di più acconcio di un bel film western? Risalgono a galla i ricordi dell'infanzia e preadolescenza, quando le reti private sparavano western a raffica, classici e non, ad allietare i pomeriggi a 40 gradi all'ombra, sopra il divano, sudato anche lui, un pò a russare, un pò a scacciare mosche dalle dita dei piedi. L'estate e i film Western, un connubio inscindibile, fatto di semi d'anguria e qualche birra sul tavolino, brutti ceffi, sigari, sudore e polvere da sparo. Così è, in questo climaticamente infernale fin di Luglio (almeno qua, ne la isla del Sol), che cerco refrigerio da un regista che sempre amai, che mai deluse, nemmeno nei film più controversi (quasi sempre quelli con le Major, come al solito..).
E' tempo de: IL MUCCHIO SELVAGGIO (The Wild Bunch) di Sam Peckinpah.

(vi vedo la, che ridacchiate in ultima fila..nonostante il titolo possa fraintendersi,non si tratta di un porno..quello si chiama Mucchio Selvaggio ,senza "Il", ed è del regista Matteo Swaitz, così magari i cultori se lo recuperato...)




Texas. Confine tra US e Messico. L'inafferrabile Pitch Bishop
(uno straordinario William Holden), rapinatore di lunga data e di grandi successi, coagula attorno a se una banda di gaglioffi, con in mente un grande classico delle rapine alle banche: il travestimento da soldati dell'esercito. Va tutto a rotoli, perchè il loro piano è stato scoperto e il ricco sig.Harrigan (Albert Denker) ha, a sua volta, organizzato, con le connivenze della legge, un contro gruppo di gaglioffi ex galeotti, per freddare i rapinatori all'uscita della banca e rifarsi d'oro con le loro succulente taglie (un totale di 4.500 dollari.. mica cotica..).
Tra loro spicca la figura di leader di Deke Thorton (Robert Ryan) ex galeotto, passato socio di Pitch, ora spia.
Il primo scontro si risolve in un massacro, ed in una splendida scena di sparatoria corale, e del Mucchio Selvaggio solo 5 restano in piedi, che oltre a Pyke sono: I fratelli Tector Gorch (Ben Johnson) e Lyle Gorch (Warren Oates)Dutch Engstrom (un immenso Ernest Borgnine) ed il Messicano Angel (l'ottimo Jaime Sanchez) ai quali oltre il danno di essere inseguiti da esercito e bounty killers, subiscono la beffa di ritrovarsi in mano un bottino fatto di rondelle in acciaio, chiaro segno della trappola perpetrata ai loro danni.
Ripiegheranno in Messico, dove si unirà ad essi il basista Sykes (l'immortale Edmond O'Brien), qui progetteranno un nuovo colpo, aiutati da un generale ribelle a Pancho Villa, Mapache (Emilio Fernandez) che nel frattempo ha assoggettato il villaggio di Angel. L'alleanza produrrà una nuova rapina ad un treno di munizioni ed armi dell'esercito, le conseguenze della quale, unite all'insopportabile giogo dei ribelli messicani sull'umile villaggio ed ai killer prezzolati alle loro calcagna, porteranno ad un finale epico, corale, all'ultimo fiotto di sangue, al rallenti ovviamente...
 


 
 Un western che è diventato un modello.Un film che fin dai primi fotogrammi trasuda ritmo, ineluttabilità ed epicità. Una sensibilità spiccata a descrivere, in modo umanissimo, i personaggi, costruendo loro un passato sporco e cattivo quanto necessario ed un futuro segnato da un destino baro. Modus narrandi che ha fatto scuola, utilizzato ancor oggi in molti registi, nostri coevi, del cinema noir o thriller...pensate a come Tarantino tratta il suo "Branco di Cani"... 
Anche i Wild Bunchers sono dei perdenti, quelli col futuro segnato dal momento della nascita, che non si fanno mancare le grandi bastardate e gli slanci di fratellanza, camertismo o addirittura amicizia.
Ben presente è la tematica terzomondista, guardando al Messico di fine 1800, povero e travolto dal sangue e la violenza della rivoluzione, addentato dai morsi della fame e della miseria. Flagelli che colpirono soprattutto i poveri Indios.




Sam Peckinpah fa sua la lezione dello spaghetti western, da Leone passando per Sollima, fino a Corbucci e Lenzi, aggiungendo il suo personalissimo tocco d'autore. Con questa mossa rinnova in un sol colpo il genere e mostra il terzo dito a quella stampa che lo aveva soprannominato Bloody Sam (già nei primi suoi western La morte Cavalca...(1961) e Sfida nell'alta Sierra (1962) spingeva col sangue e la violenza il ragazzo...) e a quei produttori che lo ossessioneranno per una vita.
 Fino ad allora il western americano era stato a guardare il successo dei prodotti europei, non riuscendo a smuoversi dalle tematiche trite e obsolete dei suoi western classici. Peckinpah incattivisce e sporca tutto l'impianto e gira con una tecnica ineguagliabile scene di sparatorie corali come mai si erano viste. 
Ci sono almeno tre scene di una bellezza abbaccinante (mi riferisco alla sparatoria iniziale, all'assalto al treno e alla fajolada finale ), precise come un orologio svizzero negli incastri visivi e concettuali, scene di rara potenza evocativa.
 Il montaggio è sincopato e frammentato, la tecnica del rallenti è un marchio di fabbrica, una scelta che dona maggior impatto alle scene, le rende claustrofobiche, drammatizza l'evento caricandolo d'attesa ed angoscia. 
La sceneggiatura non ha particolari originalità (anche se è stata candidata all'Oscar..), riprendendo trame e tematiche già venute fuori negli spaghetti western sessantottini e rivoluzionari. Simili sono anche i botta e risposta che stemperano la tensione, o gli epiteti con cui si chiamano tra loro i rapinatori (nel doppiaggio italiano si proferiscono offese aberranti quali: "Tizzone d'Inferno" o "satanasso"...traduttori fans di Tex Willer?..).
Dopo questa grande pellicola, Peckinpah avrà la strada spianata per tutti i seventies, durante i quali girerà film che segneranno la strada a tutta la new wave registica statunitense (Cane di Paglia (1971), GetAway (1972), Voglio la testa di Garcia..(1974)) , continuerà la sua missione rinnovatrice con pellicole violentissime e shockanti e si drogherà e alcoolizzera come chiunque altro negli anni settanta.... Muore il 28 Dicembre 1984.
Peckinpah sul set de "Il Mucchio selvaggio"


Leccornia assoluta è il cast, composto per lo più da attori ormai attempati, dimenticati, che vedevano lontani i successi giovanili, uomini all'ultima prova, nella vita come sullo schermo...


Iniziamo da William Holden che interpreta un Pitch mirabile. L'attore di grande esperienza, attivo fin dagli anni 30, fa suo un personaggio che aveva già affrontato in tanti western classici: un leader, un antieroe, un professionista del crimine macerato dal dubbio, sofferto e fallace nelle scelte. Praticamente perfetto.
William Holden

L'attore che ho amato di più è  Ernest Borgnine come Dutch, perfetto braccio destro di Pike, un viso a metà tra il "bambino dispettoso" e la carogna incallita da cui girare a largo, una fisicità nervosa ma puntuale, un attore purosangue. Regge con lo sguardo la tensione della scena, fino al suo inevitabile scoppio di violenza. Personaggio da cui ci si può aspettare di tutto, perfino un gesto d'amicizia. Borgnine, italianopiemontese d'origine, è premio Oscar come miglior attore protagonista negli anni 50 con Marty vita di un timido, di qui partecipare ad una quantità enorme di film fra cui alcuni must del genere western e non solo.

Ernest Borgnine

Grandissimi anche Ben Johnson (a cui il Mister Candy interpretato da DiCaprio nel recente Django Unchained deve tantissimo in fatto di barbetta) e Warren Oates nella parte dei fratelli Tector e Lyle Gorch, ancora due attori praticamente perfetti.

Ben Johnson e Warren Oates
Come dimenticare poi, nel versante Bunchers l'ottima interpretazione di Jaime Sanchez nella parte di Angel, personaggio melodrammatico ma funzionalissimo per il filarsi della trama, un bravo attore.

Angel innamorato....


All'inseguimento dei fuggitivi c'è Robert Ryan nella parte di Thorton, altro grande attore che si pone come giusto contraltare ad holden, personaggio ingteressante e multisfaccettato, all'inseguimento e antagonista di chi in fondo al cuore si rispetta ancora.
Robert Ryan

Per quanto riguarda le musiche, anche se di parecchio godibili, siamo anni luce dalle Morriconiane atmosfere e cavalcate dei western nostrani. Molto suggestive le musiche mexicane riadattate e risuonate, il resto fa atmosfera, lascia che siano le immagini a suonare il piombo!


TRAILER



Ancora una e poi andiamo....
Quando, in una pellicola, alla frenesia adrenalinica dell'azione, della violenza e del sangue, si riesce a miscelare la giusta dose di introspezione dei personaggi, risultando tanto shockante ed esorcizzante la prima, quanto profonda e compartecipe la seconda, questa pellicola deve essere chiamata: capolavoro.
Il Mucchio Selvaggio rientra entro questa rada schiera....


5 commenti:

Commentate, Gente, le visioni avute !!!...
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