sabato 14 settembre 2013

L'ARBITRO (2013) di Paolo Zucca


(Anteprima dalla morgue) 

Ero lilì per capoversare il seguente commentario con uno dei miei soliti, introduttivistici, allucinanti pipponi; vertendo di Epica, Mitopoiesi nella creazione audiovisiva, gli archetipi visuali della cineproduzione italiana dal'1900 ad oggi, MostriSacri sulle cui spalle tutti poggiano i piedini ed ulteriori eccetera.
Scancellandomi come poche volte mi trovo a fare - nel senso proprio di sbattermi un manufatto ad ante battenti di ghisa sul muso, da solo - sono rimasto chiuso fuori dal mio stesso incipit, in piena luce impietosa nell'occhio di bue' dell'ignoranza. Fondamentalmente inutile, che stessi a fare fin da subito il saputo, imparato e magnileggente.
Ero del tutto all'oscuro dell'uscita di questo film, fin quando una Signora Amabile con Brio s'è brigata di sollevare la questione della nuova fatica interpretativa del Padre della Prole di Laetitia Casta, uomo dal multiforme indegno, ingombrante profilo artistico; uno dei più vituperatamente discussi della Nazione. Sicchè sono Accorso .Saranno state le due settimane fa,tre,tò..
Ero sinceramente digiuno del tutto sulla produzione cortometraggica del regista, validissima e gigapremiata oltrechè molto considerata negli ambienti che ne sanno, di cui questo film costituisce l'esordio nelle sale della grande distribuzione.
Ero e permarrò sempre, una brada capra in materia di fede calcistica, calci, calzettoni, sterrati di periferia di terza categoria, sfere di poligoni messi insieme a mano da gioventù subcontinentale.
Ero estraneo alle produzioni italiane sorbite in sala da un Bé l pezzo.

 Ora eccomi: fila centrale posto centrale, come è classico che debba essere, spettatori paganti in numero due (la bigliettaia del turno meriggiano ormai finito imbucata alle nostre spalle per sovrannumero) a leggerci una citazione iscritta sullo schermo di Albert Camus, innegiante le fussbol e le sue capacità iniettive sull'esperienza umana.
Scritto,diretto, voluto, ricreato da un corto dello stesso titolo più un progetto abbandonato sul dilettantismo basso della palla calciata, da Paolo Zucca, egregio talento in Terra Sarda, fotografato spettacolosamente da uno con nome e cognome uguali, il film è un'agiografia di grandi temi esistenziali, comuni ed imperituri, incartato nel bianco e nero al limite del seppia, in richiamo di Ciprì e Maresco.
Accenti barbaricini coatti, accanto ad immensità di muretti a secco, si frappongono a silenzi di spogliatoio arbitrale prepartita seria: questo il duetto connotativo della trama.
La RockStar Benito Urgu è l'allenatore videoleso della peggior squadra scalcagnata di dilettanti di un anonimo, universale, sempiterno paesello dell'entroterra del Far West dello stivale. Geppi Cucciari magrissima ne è la diletta figlia fioraia.
Stefano Accorsi si compiace veramente bene del suo impersonato arbitro di Cempson/Uefa, in procinto di realizzare il suo sogno: fischiare La Finale.
Jacopo Cullin, cabarettista presule fuggito poi tornato a domu sua, interpreta con  riccio mullet un talento calcistico coltivato in Argentina, dove non ha fatto il denaro come tanti altri, inventandosi una camminata tipica da vero John Christopher Depp II.
Questa pellicola, introduttiva alla Settantesima carnevalata veneta, è stata inquadrata pressapoco nella sufficienza da chi l'ha recensito in  anteprima, e addirittura bocciata pretestuosamente dai soliti, piccini, ombelicali radical chic, inutilmente ipercritici con le produzioni indigene, quali rosiconi si ritrovano ad essere.

Paolo Zucca, ragazzino del'72, merita i vostri soldi. Chiunque legga le seguenti righe prenda immediatamente su e si rechi alla visione illico et immediate, 'fotte sega se poi non vi piace. Questo è il cinema italiano che va sovvenzionato dal pubblico.
Perchè?
Ci sarebbe il fatto che è girato da padreterno, montato figo, narrato schifosamente meglio della maggior parte di quello che si propina in giro oggidì; la cifra stilistica dell'autore è della più bella celluloide. Citazionista? Imbevuto? Omaggiante? Massì, certo. Ovvio.Quentino il Tarantino cheffà? Wong Kar-wai? Tutti gli altri?
C'è che questo film ha la trama ma non serve, ha le interpretazioni misuratissime e pazzescamente motivate che ti giuggiolano, i dialoghi a tratti epici mai pesanti.
Io ho visto Kurosawa nei cieli e le montagne, colto Kubrick in una corsetta d'allenamento, sentito
Kusturica in una sagra: treccappa da sdraio. E gli -INI, percarità non dimentichiamoci degli -ini: suggeriti, richiesti alla cultura dello spettatore arrivano Fellini e Pasolini, propedeutici alla narrazione, alla meccanica degli eventi, per approfondire nella mente e non nell'occhio.

Quando un regista, alla sua opera prima, maneggia gli attori di richiamo in questa maniera, in una crasi artistica in cui Marco Messeri viene utilizzato per il grande che è, sforna sequenze impreziosite da scelte sonore di gran classe come quella dell'allenamento dei fischietti nerovestiti, fa andare al cinema la sua coppietta di spasimanti a vedere accennato In the Mood for Love senza farsi accorgere, gira la manovella alla stessa identica maniera in cui a me piace scrivere l'italiano, io rido tanto e mi emoziono. Perdono, se ce ne sono stati, errori o imperfezioni.
E poi: un rigore parato LIKE A BOSS da applausi, Stefano ormai d'Oltralpe bellissimo (le chiappe che je chiaccherano, si è detto in diretta) calato in un personaggio Fasista infin mandato al confino, tanta Sardegna da scoppiarci, persino evitando il sottotitolo dove non gliene frega assolutamente a nessuno che i Continentali non capiscano, due punizioni alla cieca che entrano nel metafisico basso ed alto, rispettivamente. Happy end per i bambini, Onore e Balentia, roncole dal manico lungo come zagaglie Zulu, abigeato, uno dei miei gatti in una gabbietta, ISchinuse Gelate® e ggavvalli nei bar.
Il tutto leggero, suggerito, tratteggiato per un occhio colto ed attento, sebben digeribile al grande pubblico bove per semplicità di storia e simpatia dei protagonisti.


Andate a pagarci il biglietto, divertitevi a ragionare, sbattete in faccia ai matusa dei "Il cinema italiano è Morto" "la grande distribuzione snobba i prodotto di qualità" "Baronia Gerontofila asfissiante per il talento gggiovane" questo assolutamente NON-capolavoro spassosissimo e gestito con incredibile amore per il mezzo e le culture popolari.
 Fatelo cantando a squarciagola:



FRASE DEL FILM:

"Cammini come uno che stà per crossare da un momento all'altro"




27 commenti:

  1. Orbene, allora, un piccolo ringraziamento alla Amabile che Con Brio l'ha spinta alla visione, ben ci starebbe ah ah ah
    Alcune indiscrezioni (in quella intima piazza che è feisbuc ma, soprattutto, un paio di articoli, non radical ma moooolto ben scritti) mi avevano fatto subodorare un suo commento positivo su questa pellicola e quindi, con l'aggiunta di questo piacevole viatico, mi appresto alla visione....
    Mi permetta di segnalarle un "simpatico" refuso in cui ha confuso l'ottimo Marco Messeri con un omonimo parente di Zi Miché....

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    1. Certo che è un lapsus calami sul quale sarbbe divertente approfondire...

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    2. Semplicerrimo: copincollaggio sciagurato dopo il googlaggio, dubbi sull'assonanza del nome celeberrimo alle cronache evaporati subitaneamente in mezzo ai residui dei bagordi della nottata.
      Avevo il Primario alle calcagna per le scadenze ed impegni improcrastinabili sul far del giorno presto.

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  2. Mi hai convinto, ci sto, mi fido. Poi al massimo me la prendo con te

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    1. Uh!
      Si vai.Mi ringrazierai.
      E quando ne parlerai,me la farai pagare. :D

      Ricordati bene solo una cosa: Zucca dirige e compone l'immagine come io scrivo in italiano.

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  3. Stasera verificheremo! E ringrazieremo nel caso! :-)

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    1. Scendici gente.
      Al massimo dopo mi correte tutti a piccu. ;)

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    2. Visto il film, vedo il Carro del Giocher, che è un carro da vincitore e ci salgo!
      Perfetta recensione di un film che non sarà un capolavoro ma va benissimo così come è.
      Volevo evidenziare anche la magistrale l'interpretazione di Tzia Bonacatu in versione prefica
      Bravo Zucca e bravo il fiero recensore d'Italica Stirpe
      PS: Vivereeeeee senza malinconiiiiiaaaaaaa

      PPS: meglio un morto in casa che uno di Montecrastu alla porta!

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    3. ATTENZIONE, SPOILER!

      Al minuto 3:00 una fonte di ispirazione di questo film?

      http://www.youtube.com/watch?v=4R97Z17ryDY

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    4. Tzia Bonacatu GIGANTE! :DD

      Ora si aspetta necessariamente il Cucurbitaceo alla seconda uscita,per conferma o scorno della mia elegia!
      Recuperati i corti suoi, quello del clown e' veramente degno.

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  4. Andrò a vederlo la prossima settimana (in programma, ma titubante, ma dopo la tua rece, come posso esserlo ancora?...).

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    1. Titubante lo ero anch'io.Poi mi sono recuperato tre corti dello Zucca, e ho cominciato ad essere piu' fiducioso.
      Io parto ben prevenutello con la roba di nostra produzione.
      Il cast mi ha stuzzicato e preoccupato insieme.Quando poi mi sono accorto che erano tutti uno piu' bravo pampino ubbidiente dell'altro e stavano li a farsi favoleggiare dal regista, ho cominciato a divertirmi davvero.
      Torna a farmi sapere un giudizio! Anzi: scrivici direttamente tu un post e diffondi! ;)

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    2. Visto e ti ringrazio per avermi spinto ad andare. Forse farò un post collettivo sui film visti fino a qui ... tramite mail ho spinto anche io, ottenendo pareri favorevoli, anche da amiche di Sardegna ...

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    3. Lietofiero d'aver ben indirizzato un Signor Recensore come Lei,esimio Wally!

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  5. Se lo passeranno al cinema d'élite gli darò un'occhiata. Apprezzo la recensione ma non sopportando Accorsi sono mooolto restia....!

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    1. Al di la' dei meriti esistenziali (ossia con chi sia andato a farsi coktail di fluidi corporei) ho sempre considerato l'Accorsi un picio con la faccia e la voce da picio,interpete di pellicole UGH! MA......qui ha una parte dipinta addosso, soprattutto diretta magistralmente.Spesso ci si dimentica che un bravo regista e' anche uno che sa tirare fuori dagli attori performance di spessore,incasellate nella narrazione senza che la loro pesonaggilita' venga fuori.

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    2. Condivido ogni singola parola di questa recensione. Film apprezzatissimo, mi sono divertita un sacco e, non pensavo di doverlo mai dire nella vita, ho stimato anche l'Accorsi.
      Si lo ammetto, ero estremamente restia nel vedere la pellicola soprattutto a causa della presenza di costui che io non tollero. Non l'ho mai considerato un buon attore, nè tantomeno simpatico, ed invece è stato bravissimo, ci sta dentro alla grande!
      Consiglio di non pensare al fatto che lui sia presente e dar fiducia al ragazzo!!!

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  6. mh primo pensiero positivo che leggo su questo film.
    ora sono incuriosita ma annoiata allo stesso tempo e confusa.
    già c'è Accorsi e a parer mio si dovrebbe essere Accorti quando un registra presenta certi attori mummia e il tratto esistenzialista mi rende perplessa.
    si augura che non sia la solita poltiglia.
    ah sì io sono un po' radical chic.
    vedrem.
    ah c'è pure la peppa gucciari magra. ah wow.

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    1. Benvenuta Valentina! Dovresti rettificare, o diversificare, le tue fonti, come ho riflettuto di dover fare io in merito. Come riportava la Sig.ra Irriverente qui sopra, altri articoli ne parlavano meritoriamente!

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  7. ho voluto vederlo per la stima nei confronti di accorsi.
    mi sono ritrovata piacevolmente rapita sopratutto da montaggio e regia [come giustamente hai fatto notare tu stessa!]
    bellissima la scena del funerale, verissima la partita di champions...

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    1. .....E se lo dice Patalice......! ;)


      Ah...sarei di genere maschile, ma mi va bene anche se ci dai del lei! :D

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  8. L'ho appena visto.
    Grande film italiano come non se ne vedevano da anni.

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    1. Verovero.Ora attendo il disco e me lo rivedo con calma.

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  9. Mi toccherà fare lo sforzone di sopportoare la faccia da sforzone di Accorsi, con questo titolo e questo commento mi hai fatto pizzicare il senso di Cassidy ;-) Cheers!

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    1. Vai con fiducia! L'ho caldeggiato in giro sempre con successo.

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Commentate, Gente, le visioni avute !!!...
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