venerdì 11 dicembre 2015

SECUESTRADOS (2010) di Miguel Angel Vivas



Madrid. Giorni nostri. Una banda di tre rapinatori incappucciati dalle vaghe origini Albanesi irrompe nella nuovissima abitazione di una famiglia borghese, composta da Jaime (Fernando Cayo) papà, Marta (Ana Wagener) mamma e la di loro giovane figlia Isa (Manuela Vellés). Inizia per la famigliola un Calvario nelle grinfie dei tre innominabili,accreditati come Head Thief, Young Thief, and Strong Thief. La situazione prende una piega piuttosto violenta quando uno dei rapinatori porterà il padre via dalla casa per svuotargli le carte di credito (prima e dopo mezzanotte per non privarsi di nulla), lasciando madre e figlia in balia totale dei due folli sequestratori. Sarà più forte l'avidità violenta e devastante dei rapinatori o la tenacia di chi vuole sopravvivere ad ogni costo dei sequestrati? le risposte verranno dopo un turbinio schizzante sangue di eventi disperati e claustrofobici, in una spirale di angoscia che ci accompagnerà fino all'ultimo e giammai consolatorio fotogramma.





Un'opera che non definirei "per famiglie" anche se su di essa ci si scaglia con tutta la forza e l'irriverenza di cui la fiction, da Omero in poi, è capace di fare.
La famiglia, luogo di tragedie e dolore generati dal suo stesso grembo, oggi è attaccata anche dall'esterno. Anche qui; come in molte tragedie Greche che puntano le luci verso i  più nefandi angoli dell'istituzione più antica; l'efferatezza, il sangue ed il raccapriccio non mancheranno.
L'opera in esame va però oltre il discorso di nucleo, andando invece ad investigare cosa ogni singolo componente è disposto a fare ed a perdere per le persone che ama, di quali egoismi ed atti eroici è capace per salvare se stesso e gli altri?
Una visione che nello spettatore fa affiorare sentimenti disturbanti, di rabbia, vendetta, ansia claustrofobica, fastidio, dove immedesimarsi nuoce gravemente alla salute mentale e non c'è quasi mai ombra di consolazioni facili.
Trovo che la modernità dell'opera, oltre che nel suo efferato realismo, stia proprio nell'indurti provare sentimenti piuttosto primitivi, gli stessi che molti provano leggendo vicende di questo tipo sui giornali, con il disagio di non poter mai fare abbastanza quando il demone della violenza bussa alla tua porta, ma producendo nella mente tutta una serie di considerazione che altro tipo di cinema è incapace di fare. Questo film non ci risparmia nulla, le paure diventano reali e si spingono ben oltre le nostre più lugubri fantasie, merito di un girato ed un montato serratissimo dove la tecnica è al servizio del racconto.



Il film è ascrivibile al gigantesco casellario delle Home Invasion, cioè opere in cui  il presupposto di tutta la vicenda è l'invasione da parte di estranei del sacro suolo domestico
Nell'immaginario comune fu lo Stanley Kubrik di Arancia Meccanica il primo a mettere i suoi occhietti sadici dentro le case borghesi facendone dei luoghi di invasione, violenza e distruzione per giovani iperviolenti ed allucinati amanti di Beethowen.
Esistono esempi precedenti di invasioni di talami, soprattutto alcune pellicole noir americane degli anni 50 toccarono la tematica, ma bisogna dire che Kubrick, come suo solito, è riuscito a toccare corde capaci di ossessionare la mente,  nervi scoperti della società consumistica per la quale la proprietà privata (di persone e cose si intenda) è sacra, quasi dogmatica.
Scoperchiato il vaso di pandora il cinema di genere e non, si è nutrito di questa tematica, andando a toccare quasi ogni possibile sfumatura della violazione di domicilio con sequestro di persona, tortura, violenza sessuale, devastazione, furto.
Lo splendido Cane di Paglia con un imberbe e irripetuto Dustin Hoffman va a testare il livello di sopportazione del suo mite protagonista allorchè la sua casa viene invasa dai vecchi amici d'adolescenza della moglie, che provoca e riprovoca, anche allungando qualche manina sulla bella amica, proveranno che è meglio non far incazzare l'uomo mite.
Cani Arrabbiati dell'immenso Bava, sposterà il tutto dalla casa alla macchina, mettendo invece l'accento sulla follia del sequestratore, lo squilibrio che genere angoscia e terrore nel sequestrato, su come la situazione limite sia capace di svelare verità nascoste.
Tante altre sono le pellicole che si spostano dalla vera e propria Home Invasion al sequestro semplice e che sanno raccontare la violazione nell'intimo che subisce il sequestrato, oppure la vera e propria psicopatologia sessuale del sequestratore che nell'atto edonistico e di controllo più totale vede avverate le sue più inconfessabili fantasie, oppure investiga l'impotenza di mariti e fidanzati, spesso reazionari, quasi sempre atterriti.
Sequestrados non è solo questo, è profondamente un rape and revenge in un'accezione tutta particolare, che vi invito a scoprire nella visione per non rovinare belle (o brutte) sorprese, e, soprattutto nelle parti finali e dal ritmo più serrato, è un horror/thriller psicologico con deragliamenti verso il vero e proprio slasher e punte di gore.
Il fatto di cronaca portato  al cinema o nella letteratura con dovizia di particolari, nella sua claustrofobica follia e violenza, perlustrando a fondo le piaghe e le sfaccettature di una situazione che solo ad immaginarla sommariamente si rabbrividisce dalla testa ai piedi. Tutto ciò non è una novità né in letteratura, dal positivismo in poi, e volendo fare un esempio nostrano su tutti, è lo scrittore noir Scerbanenco che in questo era molto bravo, e dai racconti del quale gran bei film noir sono stati estrapolati; né, come abbiamo visto, al cinema. Soprattutto il cinema Europeo, e quello italiano in specie, erano molto attivi in questo tipo di trasposizione, basando su vicende reali traslate su pellicola buona parte del cinema horror/thriller/noir e poliziesco prodotto fra i 60 e gli 80 del secolo scorso. Poi  l'Italia,  col tempo ha smesso di produrre questo tipo di cinema (ora ben fatto solo quando vi sono investimenti esterni) impoverendo pure le parti più "autoriali" del nostro panorama artistico, credendo di poter vivere solo col cinema d'autore, con quella mentalità snob e provinciale insieme di chi nega le proprie radici.
Invece Il cinema spagnolo di genere è in ottima salute, (guardate il grande De la Iglesia cosa sta comtinuando a sfornare...), ancora oggi negli anni 10 del millennio in corso, soprattutto perchè non è mai sceso a patti con la sua tradizione cinematografica melò e cinefantastica, ed ha saputo integrare pure istanze degli altri paesi europei,


Il, fino ad allora, semisconosciuto regista Miguel Angel Vivas ci impressiona padroneggiando una tecnica davvero invidiabile. La ricerca di realismo ad ogni fotogramma è testimoniata dalle tecniche registiche e di montaggio adoperate. L'uso dello split e dei piani sequenza regala un ritmo forsennato al racconto, gli accadimenti sono molteplici, ad una velocità che non ti fa praticamente sentire gli 81 minuti di durata che scorrono veloci, colpi di scena doppi e tripli si susseguono, dove lo schermo splittato in due metà ci porta a vicende che si svolgono in parallelo nel tempo e nello spazio.
Il piano sequenza e la camera a spalla danno quel senso di realismo adattissimo. a dare ancora più dinamicità ci pensa poi il montaggio rarissimo nel suo genere che ci svela un film composto da soli 12 "long takes" e cioè dodici scene lunghe montate fra loro senza stop, di filato, senza neanche un momento per riflettere.



La famigliola è interpretata, nella parte dei genitori, da due ottimi attori spagnoli quali Fernando Cayo ed Ana Wagener, d'esperienza e con alle spalle tanto teatro e doppiaggio e, soprattutto negli ultimi 15 anni, la partecipazione a decine di pellicole Spagnole di genere diverso. La parte della figlia Isa è di Manuela Vellés, nonostante la giovane età, attiva nel cinema fin dal 2007, in definitiva la vera rivelazione di questo film. si candida tranquillamente come Screaming Queen del cinema europeo, bella presenza, viso di molto espressivo e praticamente perfetta nella mimica e nel controllo delle emozioni, in più di una scena il suo viso da solo riempie la scena agghiacciando e turbando lo spettatore. Brava! Gran bella prova che pone grandi speranze nei confronti della nuova generazione di attori spagnoli.
A proposito di nuova generazione di attori, il trio di  Rapinatori,, i Bad Guys, ne fanno parte totalmente:La Mente L'Head Thief  (Dritan Biba), forse l'unico vero di origine Albanese, freddezza, precisione, risolutezza e pure una certa aura di sovrannaturale. Il sensibile Young Thief (il Giovane) è interpretato da Guillermo Barrientos, classe 1985, interessante contraltare agli altri due criminali; Lo strong thief (Il pazzo), che è poi tra i rapinatori il più violento, drogato e sprezzante è interpretato dall'attore di origine Olandese Martijn Kuiper, prova la sua che ricorda tanto "Bisturi" il nevrotico di Cani Arrabbiati.

Fernando Cayo 
 

 Ana Wagener

Manuela Vellés

Head Thief  (Dritan Biba)

Martijn Kuiper

Young Thief
 Premiato come miglior film e miglior regia in molti festival sia in Spagna, che in Italia, che negli Stati Uniti, ha sofferto una distribuzione che è molto migliorata nel home video e nel passaparola degli addetti ai lavori, che hanno visto in esso un film moderno, capace di interpretare il trend claustrofobico del cinema di quegli anni, unendolo a tutte le istanze seventies di cui abbiamo discusso, miscelato bene in una tecnica registica forse un po' autoreferenziale ma di sicuro effetto.





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TRAILER




5 commenti:

  1. Visto più o meno un anno fa, ricordo pochissimo se non il giro al bancomat e il finale cattivissimo. Ecco, a volte basta un finale o una scena per colpirmi, il resto si perde nel tempo

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  2. poroprio il mio genere di film.... Ma proprio il TUO genre di Rece!! un grande rientro stilistico, DOc!

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    1. Ma se ti vedessi "A Serbian Film" oppure una roba tipo "Maniac" di Lustig cosa fai? ricovero coatto a Neurologia?? :D

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Commentate, Gente, le visioni avute !!!...
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