mercoledì 6 febbraio 2013

DJANGO (1966) di Sergio Corbucci

 
Come diceva il socio Giocher, questo duemilaecredici (che con le elezioni cambierannolecose) è partito col super botto!!.
 L'evento di questo primo scorcio di anno nuovo è stato senz'altro Django Scatenato del sommo Q.T.... quindi ci si domandava: "Non sarebbe il caso di farci un ciclo di review Django-related? e chiamarlo "Tutti  i Django del mondo?". La risposta è SI, con qualche SE e pure tutta una serie di MA.
SE parlassimo solo dei film ufficiali sopra il personaggio Django™, con una sua propria continuity, ci ridurremo a due soli films: il capolavoro/capostipite del 1966 e il sequel di quasi vent'anni dopo (1987) diretto da un tale Ted Archer (becero pseudonimo)!..MA i western italiani degli anni '80 non sono proprio il massimo, vero? Gli spaghetti western definiti "tardi" tendono, in genere, ad assembrare accozzaglie di luoghi comuni, perchè questo sarebbe diverso? MA Rino Gaetano che diceva a proposito di suo fratello-figlio unico?..ecco, appunto..."mai criticare un film senza prima, prima vederlo".. Quindi la prossima volta vi beccate  Django Strikes Again o Django 2 il Grande Ritorno del 1987!!...MA nel lontano 1966  Tedeschi,  Inglesi e  Americani   impazzirono letteralmente per il capostipite di tutti i djanghi (quello di cui andremo a parlare tra breve..), E Noi, Italioti che non siamo altri, fiutammo il bisnèss chiamando, da quel momento in poi, "Django" qualunque  protagonista-pistolero biondo dagli occhi cerulei nel raggio di due decenni (c'è, ad esempio, un interessantissimo "Preparati la Bara!" del 1968 con Terence Hill/Django...) visto che Sergio Leone, furbo come una faina,  al suo "Biondo", un nome non lo diede mai......
Quindi, SE recensissimo TUTTI i film con Django nel titolo (che sono molterrimi e non tutti di buon livello), fracasseremo il tessuto gonadico dei nostri pochi lettori con film evitabili e potremmo ribattezzare il nostro blog di cinema, "il blog dei film di Django che non la smetti"....
 Insomma come lo organizziamo questo ciclo "Tutti i Djanghi.."?!?
Facciamo che, italianissimamente, decidiamo di non decidere e quel che verrà verrà, cheiseràserà?
Facciamo che per il momento recensiamo i due Djanghi  ufficiali e vediamo quali degli ufficiosi merita?


OK, partiamo con l'unico, inimitabile, multicitabile: DJANGO  del 1966 di Sergio Corbucci!!!




E via, sulle immortali note di Louis Bacalov e la voce di Rocky Roberts che accompagnano il nostro Django (Franco Nero) con tanto di bara a strascico, verso il suo destino...Siamo negli Stati Uniti, alla frontiera col Messico , all'indomani della guerra Civile Americana e, come spesso capita nella vita di un uomo,che di sfighe ne ha avute tante, che di guerre ne ha combattute altrettante, il destino è femmina...
La femmina in questione è Mary (Loredana Nusciak a.k.a. Loredana Cappelletti ) e, manco a farlo apposta, è in pericolo. Prostituta fuggita dalle grinfie di KuKluxKlaniani Sudisti per finire in quelle dei Messicani Rivoluzionari, sta per essere punita per la sua ribellione, quando il biondo dalla D muta fa fuori tutti salvandolo la bella ed inimicandosi un pò tutti.
 Sudisti Razzisti dal rosso cuppuccio, capitanati dal Maggiore Jackson (Eduardo Fajardo)e Messicani Rivoluzionari, guidati dal General Hugo Rodriguez(Josè Bodalo),stanno mettendo a ferro e fuoco il piccolo villaggio di frontiera dimenticato da dio in cui, unica attività sorge il  Saloon/bordello del buon Nataniele (Angel Alvarez).
Nataniele (Angel Alvarez).
  Django mette in riga, a suon di pallottole e di mitragliatrice (conservata all'interno della bara multiuso) il gruppo di Razzistoni, e si scopre di un vecchio legame tra il nostro eroe dall'occhio di ghiaccio ed il Generale Hugo dei Messicani, non a caso il nostro ha gli abiti da soldato Nordista...Cosicchè, allegramente, si organizzano una rapina, per finanziare la revolucion e il ritorno in Messico in grande stile per il folto gruppo di emuli di Pancho Villa, e una buena uscita per l'ormai stanco Django, che vuole chiudere i conti col suo passato e sparire per passare ad nuova vita.... Ma il destino avrà in serbo ben altro sia per i rivoluzionari, che per il nostro cavaliere solitario... Egli, per la sua tendenza a non voler dipendere da nessuno, tirerà (o proverà a tirare) un colpo gobbo ai suoi vecchi alleati.Ma, l'ombra maligna del maggiore Jackson, graziato in precedenza da Django, riemergerà, sparigliando una situazione che sembrava vertere per il meglio...Apoteosi finale, manco a dirlo, nel duello al cimitero, pieno di lirismo ed epicità.





 


Di Sergio Corbucci (scomparso nel 1990),in questo blog, abbiamo parlato ampiamente, soprattutto per quanto riguarda la sua attività registica nel genere Western. Suoi sono capolavori  quali Il Mercenario ed Il Grande Silenzio del 1968 e Vamos a Matar Companeros del 1970. Le sue sortite nel genere sono di una bellezza assoluta. E' riuscito ogni volta ad aggiungere qualcosa di personale e completamente innovativo al genere..Pensiamo al surreale duello finale del Mercenario, all'inusuale ambientazione e al drammatico finale de Il Grande silenzio, all'interessante discorso politico che si evince dalla scoppiettante azione di Vamos a Matar...
Sergio Corbucci (scomparso nel 1990)
 In Django (temporalmente il primo) è impressionante il  marchio di fabbrica che va ad imprimere, fatto di  cinismo ,di  visione noir e violentissima del far west a lui più caro, quello di frontiera. Uno sguardo disincantato su eroi che parlano di destino e che da esso sono ingoiati e ridirezionati verso strade nuove e avventurose. Pur rimanendo aderente alle tematiche dell'apripista Leone e soprattutto alla sua epicità, è il primo a dare una svolta violenta alle pellicole del genere.
La sceneggiatura è scritta insieme al fratello minore Bruno (altro grande regista e sceneggiatore che diventerà noto al grande pubblico grazie ai film col personaggio del Monnezza interpretato da Tomas Millian ). Sergio, prima di esordire nel Western con Django, si era occupato per lo più di commedie o di "musicarelli", ma come tanti registi "leggeri" una volta passati a generi più drammatici ha saputocome lasciare un segno indelebile. Non è un caso che sia il regista più amato e più citato da Tarantino, il quale nel suo primo film (Le Iene) omaggia la scena più violenta di questa pellicola (quella della mutilazione dell'orecchio), quando deve descrivere il violento sadismo di Mr.Blonde.
...tanto per gradire....
 
  La produzione Italo-Spagnola impone la presenza di molti buoni attori/caratteristi delle due latine nazioni.
Su tutti Franco Nero, bello e bravo, non statuario e monoespressivo come Eastwood, non piacione e buonista come John Wayne. Espressività un pò più sorniona e vicina ai temperamenti italici. Riesce a diventare un icona di pistolero solitario in un momento storico in cui ve n'erano fin troppi, nella pellicola è  doppiato dal buon Nando Gazzolo.
Franco Nero è Django

Interessante l'interpretazione di Loredana Nusciak nella parte di Maria, altra Italiana del cast, una buona drammaticità d'attrice, adattissima alla parte.
Maria

 Nel ruolo dei cattivoni della situazione vi sono: il mitico Josè Bodalo, spietato  e ridanciano Generàl dei rivoluzionari Messicani, il quale rimarrà stampato nei nostri cuori sanguinolenti per la scena più trucida della storia del cinema; Eduardo Fajardo è il Maggiore Jackson, il vero cattivo della pellicola, caratterista granitico e dallo sguardo parecchio espressivo, di lui rimangono le battute razziste e bieche
Josè Bodalo

Eduardo Fajardo è il Maggiore Jackson
Menzione speciale ad Angel Alvarez nella parte del padrone del saloon Nataniele, un ottimo comprimario rassegnato e comprensivo, un personaggio da western di Sergio Leone che qui si ritaglia un buono spazio nei cuori degli spettatori. 
 Ma credo che la forza di questo film stia tutta quanta nei tanti comprimari e caratteristi che la arricchiscono di vera umanità . Facce che abbiamo visto in un migliao di altri western o qualche anno dopo nei polizzioteschi o ancora dopo negli horror. Volti che hanno esattamente lo stesso peso di una battuta plateale tipica (tipo:"ci vediamo all'inferno, gringo!") o delle scazzottate davanti il banco del bar (bellissima la sfida fra Django e Miguel dentro il Saloon).






 La colonna sonora , come accennato è di Luis Enriquez Bacalov, musicista nato in Argentina ma trasferitosi nei primi anni 60 in Italia dove ha legato i suoi successi agli arrangiamenti per il cinema e la musica leggera. Un maestro assoluto che ricordiamo per le colonne sonore accattivanti come "Milano Calibro 9" di F.Dileo ed "il Vangelo secondo Matteo" di Pasolini. 
Django, cantata da Rocky "vorreilapellenera" Roberts è tornata in auge in questi tempi grazie al suo utilizzo per Django Unchained.



 

Ancora una e poi andiamo...
Impossibile non accostare il recente capolavoro Tarantiniano con quello del maestro Corbucci. Due storie completamente diverse che riescono a dialogare fra loro nonostante le distanze spazio-temporali.
 Django Unchained già dal titolo richiama l'eroe Corbucciano, che viene omaggiato in maniera ancor più smaccata attraverso il  cammeo di Franco Nero ed il divertente dialogo con Jamie Foxx.

...lo sa, losa, che la D è muta....
Anche il tema di fondo delle due pellicole è in sostanza lo stesso: il Razzismo;  anche se nel film di Corbucci la linea tra buono e cattivo, Giusto e ingiusto è  ancora più sfumata. Mentre il Django di colore ha tutta la nostra comprensione nell'espletare la sua vendetta , il Django di Corbucci ha motivazioni più personali e meno "universali"; Egli è giustificato  dalla malvagità dei suoni nemici, dal tornaconto personale e dalla spinta a mettersi alle spalle un passato doloroso, a "seppellire il vecchio Django " ed il suo amore ormai perduto...

 




TRAILER INTERNAZIONALE

 
 dal doppiaggio quantomeno imbarazzante....


Curiosità:
Tarantino aveva già camminato in passato lungo i sentieri di un altro Django, più moderno, e cioè il Sukiyaki Western Django del 2007 di Takashi Miike, dove il nostro regista preferito recitava (e come!!!) e consigliava il geniale amico Takashi...



Gran finale......   THE END!

7 commenti:

  1. Quella gatling è entrata nella storia

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  2. Film supercult. Me lo sparo a giorni, così lo pubblico anche io.

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  3. Grande, !!! Ripensavo a quante volte l'ho visto su rete4 ad orari assurdi negli anni 90..e quante volte era macellato dalla censura..sic.. :-(..Djangoooo...Aspetto la tua rece, i'm tuned!!

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  4. No fermo.
    "il blog dei film di Django che non la smetti" LO VOGLIO come sottotitolo in testata per tutto il 2013! Geniale!

    Ma senza i Corbucci Bros (dio benedica la loro mamma' ma soprattutto il loro papa') che ne sarebbe stato del cinema italiano degli anni 70?? E soprattutto, che ne sarebbe stato di Quentino?

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  5. Filmone assurdo che continua ad ispirare milioni di filmmaker sparsi per il globo. Epocale, e pensare che era tutto made in Italy, ora cosa cazzo c'è rimasto nel Bel Paese? un cazzo di nulla...

    anche te un blog di cinema? figo, ti addo tra i miei favoriti ;)

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  6. Lorenzo, che te lo dico a fare? in Italia qualche progetto interessante ancora si trova, però lo devi proprio cercare col lanternino del corpo delle lanterne (soprattutto in ambito horror qualcosa di interessante c'è ancora)Poi è arrivato il signore delle lettere cancella imu, si è pappato tutto il pappabile in campo di produzione cinematografica e ciccia!...Django in particolare era un prodotto italo-spagnolo..erano anni in cui ci si associava moltissimo con gli altri paesi europei per motivi economici e "pubblicitari" , i prodotti erano artigianali ma ricchissimi di idee, dovremmo tutti tendere a quell'esplosione d'idee per venirne fuori..

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  7. quanto hai ragione... si in ambito horror qualcosa si è risvegliato pur restando sempre nell'ultra indipendente con zero budget, Gabriele Albanesi, Zampaglione e i pur sempre attivi Manetti Bros... l'è dura con lo psiconano tra le palle che da sempre ha preferito la tv scadente alle sale e lo schermo bianco!

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